Bliss
Una pittrice in preda ad un blocco creativo ritrova l'ispirazione attraverso una nuova droga. Un viaggio psichedelico e allucinato,via crucis di sofferenza e di passione sessuale.
Una brillante pittrice affronta il peggior blocco creativo della sua carriera. Il suo nome è Dezzy e vive tra il desiderio di lasciare Clive, il suo ragazzo appiccicoso, e il suo agente che è sul punto di scaricarla per improduttività dell’artista. Dezzy allora si rivolge allo spacciatore di fiducia che gli offre una potente nuova droga chiamata “Bliss”, fatta di cocaina e DMT. Naturalmente, Dizzy non si fa pregare e la prova subito: ed è allora che tutto cambia. Joe Begos è uno dei qui registi in erba che vorresti prima confortare e poi prendere a botte. Già autore di diversi film splatter, Almost Human e VFW, si divincola tra citazionismi superficiali a grandi nomi del horror e una abilità tecnica peculiare. Girato in 16 mm, con una grana sporca dal sapore vintage che conferisce un’immagine decadente a Los Angeles, la storia di Dezzy strizza l’occhio al The Addiction di Abel Ferrara per prenderne subito le distanze.
Quello che doveva essere un percorso creativo che l’aiutasse a trovare l’ispirazione perduta si trasforma in una via crucis di sofferenza e di passione sessuale. La mutazione in creatura della notte porta con sé dolore e sangue, ma tra una amnesia e l’altra Dezzy vede la tela riempirsi di quell’arte che non vedeva da tempo. Il colore è rosso e le figure che prendono forma nel quadro sembrano tormentate, come lo è Dezzy che si sente confusa e stordita. E lo siamo anche noi spettatori. Davanti a un montaggio frenetico e una telecamera spiritata che tanto ricorda Gaspar Noè, le stravaganze e le violenze risultano un vuoto guilty pleasure. Questa soluzione probabilmente funziona meglio durante le sequenze “sotto droga”, quando la telecamera si fissa sulla protagonista e riflette ipnoticamente le sue movenze, prima che diventi completamente nauseabonda e implacabile. Ciò rende lo spettatore parte del suo trip. Ma il “viaggio” perde i connotati strutturali e, per quanto suggestivo, la sregolatezza selvaggia non pone nessun timoniere alla guida.
La psichedelia disarmonica, che in altri film è una colonna portante, qui è un elemento che azzoppa una narrazione a suo modo affascinante. Di certo veleggia un aspetto da pellicola grindhouse. È disinibito, veloce e spietato, proprio come il suo personaggio principale. Dora Madison interpreta Dezzy dandole un’anima punk e ribelle, una dura ragazza di L.A. che si lascia avvizzire a drogaparty e threesome sessuali. Con l’intera storia che si poggia sulle sue spalle, le dinamiche tra il peso del tumulto interiore di Dezzy e il gore gocciolante fanno crollare tutta la struttura. Ciò che rimane è la cocente sensazione che Begos abbia sprecato l’occasione di raccontare un conturbante mistero vampiristico soffocandolo in una psichedelia forzata.