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Bernardo Bertolucci

100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita

Perdersi nella malia del deserto, all’interno della Città Proibita, in un appartamento di Parigi. Bernardo Bertolucci è sempre riuscito a dare un’identità agli spazi. Nella sua filmografia emerge come i luoghi siano attori, non semplici elementi decorativi da allestire ma capaci di integrarsi all’interno della narrazione fondendosi con essa e con i personaggi.

La sua produzione è estremamente ricca e varia, fatta di allestimenti faraonici volti a raccontare una cultura lontana e opposta alla nostra o la storia del nostro paese attraverso gli occhi dei delusi, categoria in cui vengono inquadrati sia i vincitori che i vinti. Delusi dalle scelte politiche, dall’impossibilità di conformarsi a quello che viene richiesto dalla società, delusi da una mancata comunicabilità dei sentimenti per cui ogni persona è sola e, dove essi vengono manifestati, non corrisposta.

Provocatore come Pasolini (di cui era stato assistente alla regia) ha descritto una solitudine umana dove il sesso non è altro che consumazione meccanica, misero tentativo per evadere dal male di vivere, anche attraverso le sue manifestazioni scabrose, come l’incesto. Al di là dell’importanza conferita agli spazi, il suo è fondamentalmente un cinema di attori; la caratterizzazione dei personaggi è un pilastro fondamentale del suo cinema a cui non ha mai rinunciato, neanche dirigendo pellicole di risalto internazionale, conferendo loro sempre un’identità ben definita, riuscendo sempre a farne emergere l’interiorità.

Apprezzato narratore della storia del nostro Paese, ha cercato di comunicare allo spettatore il disagio di chi è stato vittima di eventi più grandi di lui, ricercando un’analisi psicologica oltre le mere convinzioni politiche. Sicuramente, assieme a Pasolini, è il regista italiano che avuto meno remore nell’adempiere ai suoi doveri di divulgatore, capace di esprimere le sue idee senza farsi condizionare da alcun tipo di morale e dal contesto sociale.

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