Pietro Marcello, regista campano affezionato al cinema del reale, in Bella e perduta sceglie di alternare la tradizione al contemporaneo, la finzione al documentario, la favola alla cronaca, il cinema alla poesia, ottenendo un risultato che sorprende, e non delude.
Il protagonista della storia è Tommaso, cioè il vero Tommaso Cestrone, custode volontario della Reggia di Carditello, uno dei siti appartenenti alla dinastia dei Borbone, oggi in stato di abbandono e in parte (s)venduta all’asta. Dopo la sua morte, Pulcinella viene mandato da un al di là fantastico nella Campania dei giorni nostri per cercare e accudire il bufalo Sarchiapone, obbedendo così alla volontà del pastore Tommaso. Il bufalo andrebbe altrimenti incontro a una morte certa, come tutti i bufali di sesso maschile, considerati inutili, dato che nemmeno fanno il latte. Il bufalo, proprio come la Reggia, è dunque condannato a un amaro destino: finirà per soccombere, se nessuno se ne prenderà cura.
La Reggia altro non è che la metafora dell’Italia: bella e perduta, ricca di storia e di arte, magnifica nella propria grandezza, ma abbandonata a se stessa e a un triste destino. Tommaso, che per anni si è dedicato alla custodia e al mantenimento della Reggia senza ricevere niente in cambio, è il simbolo di quell’Italia abbandonata, che lotta (o tenta di farlo) per conservare e salvaguardare i beni artistici di cui è ricca, ma che col tempo rischiano di sgretolarsi sotto gli occhi di uno Stato incurante e assente. La sua è la lotta del singolo contro un sistema indifferente, contro quel vortice di abbandono e (auto)distruzione a cui il nostro paese sembra condannato.
Bella e perduta è un viaggio attraverso la Penisola, ma anche un’indagine sul rapporto tra uomo e natura, che va oltre i confini nazionali, ed è dunque universale; una riflessione in cui il regista spesso inquadra il mondo dal punto di vista del bufalo, infatti lo spettatore guarda con i suoi occhi e conosce anche i suoi pensieri, ai quali dà voce Elio Germano.
È un film impregnato di arte e poesia, in cui una fotografia accurata ci mostra la maestosità dell’arte e la bellezza della natura, una colonna sonora composta da canzoni popolari e musica classica accompagna le immagini con eleganza e in cui echi leopardiani e dannunziani risuonano nelle parole dei pastori. Un film che è un documentario, una cronaca su fatti realmente accaduti nel casertano, ma anche un racconto di un viaggio, una fiaba, un sogno. Ma un sogno particolare, intriso di cruda realtà. Perché I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono raccontare la verità.