Laura Morante ci offre un innocente e indifeso sguardo sul mondo, grazie a questa piccola e interessante opera in cui la brava attrice sta davanti e dietro alla macchina da presa, contribuendo anche alla scrittura. La storia vede protagonista Flavia (Morante) alla soglia della mezza età con due figli e due mariti alle spalle: completamente disillusa dalla vita e priva di ogni stimolo, tenta la strada della psicoterapia, mentre attorno a lei ruotano alcune figure transitorie (gli ex mariti, le loro nuove mogli, i figli con le loro fidanzate, un’amica bizzarra, uomini insignificanti). Concausa della sua situazione, la revisione del posto di lavoro a favore di donne più giovani e la conseguente paura dell'età che avanza. Unico suo motivo di gioia è il cagnolino che i vicini di casa le affidano durante le loro assenze.
La Morante delinea con tanta tenerezza quanta precisione il personaggio di Flavia, priva della carica emotiva e nevrotica di altri suoi precedenti personaggi; una sorta di rielaborazione adulta, urbana e depressa dell'Alice di Carrol, che invece che trovarsi nel paese delle meraviglie vaga in una Roma beffarda, che tende a relegarla sempre più nel suo isolamento. Nonostante la differenza di età, hanno in comune l’ingenuità e la bontà.
Quasi essenziale a livello narrativo, Assolo racconta uno spaccato della vita di Flavia, in un tempo ben preciso, in cui la donna si trova a girare in tondo senza una meta, se non quella di guarire dal suo understatement, annaspando per non affondare del tutto; l’assolo è ciò che la riscatterebbe: una performance in solitaria in cui lei spicca di fronte agli altri. La bravura della Morante, oltre che a livello recitativo, sta nel raccontare questa serie di sfortunati eventi in tono tutt'altro che serioso, bensì con ironia e costante ottimismo. Incursioni di toni da commedia in argomenti così esistenziali giungono dai personaggi di contorno (un circo di figure strambe e un po’ folli interpretate da bravi caratteristi come Pannofino e Giallini) e dalle musiche frizzanti che accompagnano quasi ogni movimento della protagonista.
Se da un lato questo stile così raro per il cinema italiano è assolutamente da apprezzare, potrebbe anche rivelarsi un limite: si avverte infatti la mancanza di una vera sostanza del film, che si tratti di un vero intreccio o di un possibile percorso evolutivo di Flavia; da qui l’impressione che Assolo rimanga un interessantissimo esercizio di stile. Ciononostante la sensibilità e la trasversalità di Laura Morante lasciano ben sperare per i suoi prossimi lavori.