Amiche di sangue
Due ragazze ricche e sociopatiche, un omicidio: Amiche di sangue è una black comedy che convince a metà.
Adolescenti annoiate e ciniche, un’amicizia sui generis, un omicidio premeditato: sono questi gli ingredienti principali di Amiche di sangue (Thoroughbreds, 2017), l’esordio alla regia di Cory Finley, che firma anche la sceneggiatura di questa black comedy che a tratti convince, a tratti lascia perplessi. La sociopatica Amanda (Olivia Cooke) e la spietata Lily (Anya Taylor-Joy) sono le protagoniste del film, ragazze dell’alta borghesia stanche della gabbia dorata in cui vivono. Entrambe fortemente disturbate e con enormi difficoltà relazionali, trovano il modo di costruire un legame forte l’una con l’altra, sigillato letteralmente dal sangue. Infatti, quando il patrigno di Lily (Paul Sparks) decide di spedirla in riformatorio invece che al college, la figliastra e l’amica architettano un piano per ucciderlo.
Il film di Cory Finley si presenta visivamente molto accattivante, con una regia interessante e una fotografia bella e suggestiva che si adatta a restituire gli ambienti freddi e asettici in cui si svolge la storia. Se l’aspetto estetico rende Amiche di sangue un film pregevole, tuttavia la sceneggiatura non è mai del tutto convincente e abbassa di qualche gradino la qualità generale della pellicola. Quello che fa storcere il naso non è tanto l’aver voluto ripercorrere temi già affrontati quanto piuttosto la poca attenzione riservata allo scavo interiore nei confronti delle protagoniste, che rischiano di essere semplicemente come due psicopatiche.
Non capiamo mai le motivazioni del loro comportamento, non sappiamo quasi nulla sul loro passato, le vediamo muoversi imbronciate o con lo sguardo vitreo per ville lussuose mentre parlano di omicidio. Per fare qualche paragone sull’argomento “adolescenti con turbe psicologiche”, si potrebbe pensare a quanto era sfaccettato e intrigante il personaggio di India (Mia Wasikowska) del film Stoker (2013) di Park Chan-wook o dall’altra parte i due allucinanti protagonisti della serie Netflix The End of The F***ing World riuscivano a essere convincenti grazia all’arma dell’ironia e del black humour.
Stoker (2013)
Le brave attrici Olivia Cooke e Anya Taylor-Joy ce la mettono tutta, ma Amanda e Lily proprio non riescono a entrare nel cuore dello spettatore, che non empatizza mai con le sofferenze di queste due ragazze, allevate come purosangue ma cresciute come cavalli selvaggi (il titolo originale infatti è Thoroughbreds, che significa appunto purosangue). Inoltre, risulta abbozzata anche la scrittura dei personaggi secondari, macchiette stonate rispetto al contesto, come per esempio l’insensibile patrigno di Lily che dovrebbe essere il vero nemico della storia, ma con il quale la figliastra non si instaura mai un vero e proprio conflitto esplosivo. Soprattutto lascia perplessi la presenza di Tim, interpretato da Anton Yelchin, ragazzo più grande a cui Amanda e Lily si rivolgono per l’omicidio che stanno premeditando. Tim appare e scompare senza motivazioni sensate e il personaggio non si innesta in modo omogeneo con il resto del film, sembra quasi un’aggiunta che non ha trovato un suo degno sviluppo.
Dunque Amiche di sangue è un esordio riuscito per metà. Senza dubbio sono notevoli le doti registiche di Cory Finley che dilata i tempi, lascia che lo spettatore apprezzi le inquadrature, la fotografia, gli ambienti. Purtroppo però la storia in sé avrebbe bisogno di uno spessore in più per fare un salto di qualità, qualcosa che lasci il segno nella mente dello spettatore. Ammirevole, in ogni caso, il finale cinico.