Finalmente l’ironia
Frosini Timpano spargono Acqua di Colonia su quella sinistra che puzza tanto di perbenismo
I non ironici sono persone incredibilmente noiose, ma non capendo assolutamente l’ironia, anzi, spesso ritenendola cosa “bassa” rispetto ai loro nobili nobilissimi ideali, non se ne rendono neanche conto. Come scrisse De Crescenzo:
«A voler essere proprio generosi, in Italia ci saranno al massimo cinquemila ironici, come dire lo 0,01 per cento della popolazione. Alcuni scambiano l’ironia con l’umorismo, altri con la comicità. La parola ironia viene dal greco eironéia, che vuol dire “finzione”. Cioè esprimere un’idea in cui non si crede, sperando che anche l’altro, quello che ci sta a sentire, capisca che stiamo dicendo una cosa in cui non crediamo. Se invece ci crede allora sono guai.»
Ciò che i seriosissimi anti-ironici non capiscono, infatti, è che l’ironia in realtà non è una sofisticata arte dello sfottò (quello si chiama sarcasmo) ma un patto di fiducia. Come a dire: non ti ribadisco i confini del falso e del vero, del giusto e dello sbagliato, so che lo sai fare da te, riconosco la tua indipendenza di giudizio, stimo la tua intelligenza critica, e per questo possiamo permetterci di non dire la verità. Da tale scarto fra ciò che si dovrebbe dire e non si dice ma si lascia a intendere, dalla maniera in cui l’altro lo colmerà, nasce il patto di fiducia dell’ironia.
Ebbene, in questo senso, non possiamo fare a meno di riconoscere che il nuovo spettacolo di Daniele Timpano e Elvira Frosini sia un piccolo capolavoro di ironia. Se lo sia anche teatralmente, francamente, ci interessa poco (ma ci arriviamo). Qui vogliamo soffermarci piuttosto sul perché – a nostro avviso – Acqua di colonia sia un capolavoro di ironia e che cosa voglia dire essere un capolavoro di ironia. Perché certo non spetta alla critica fare o meno complimenti.
Come mai in Italia c’è quest’incapacità cronica all’ironia? La faccenda ha ragioni storiche: il Comitato di Liberazione Nazionale, lo stesso da cui nascerà la Costituzione repubblicana, era formato fondamentalmente da cattolici, socialisti e comunisti, insomma, da antifascisti comprensibilmente poco inclini alla leggerezza. Per via di quella macchia nera nella storia nostrana, al Belpaese è sempre mancata una destra all’europea: non se ne vede dai tempi di Cavour. Non che se ne debba avere nostalgia, beninteso, ma una classe conservatrice non-idealista porta con sé quella leggerezza tipicamente aristocratica (si pensi alla letteratura austriaca di fine impero da Freud a Bernhard passando per Kafka, Hašek, Roth, Musibb3