Arriva con distribuzione un po’ limitata I due volti di gennaio, thriller di Hossein Amini ambientato tra le antiche rovine e sotto il sole avvolgente di Atene. Chester, imprenditore dal passato truffaldino, è in visita nella capitale greca con la moglie Colette; qui la coppia fa la conoscenza del giovane e fascinoso Rydal, guida turistica del posto, da cui Collette è segretamente attratta. Quando il passato bussa alla porta di Chester e Rydal ne viene coinvolto, quello che sembra un rapporto amichevole diventa via via più ambiguo e oscuro: Chester ha bisogno di Rydal per cambiare identità e fuggire dalla Grecia, mentre il giovane si trova ad aiutarli unicamente per conquistare Colette. In un crescendo di diffidenza, i due uomini legati a doppio filo diventano quindi avversari e ogni espediente sarà valido per eliminare l’altro e uscirne indenni.
La definizione di hitchcockiano data al volo dalla stampa è appropriata: la tensione che a poco a poco emerge tra i personaggi fa da torbido compendio ai bellissimi luoghi in cui essi si muovono. L’evoluzione del rapporto tra i tre è magistralmente condotta soprattutto da Viggo Mortensen e Oscar Isaac: il primo sembra ormai perfettamente a suo agio quando deve i fare i conti con un passato losco, mentre il secondo dà prova di grande versatilità passando dalla complessità del Llewyn Davis dei Coen alla spontaneità e semplicità di Rydal. A Kirsten Dunst, interprete dal grande potenziale, è stato purtroppo attribuito un personaggio non all’altezza delle sue capacità recitative.
I due volti di gennaio fa il suo dovere: imbastisce una storia che in fin dei conti coinvolge fino alla fine, sfruttando il continuo dialogo tra bellissimi paesaggi e attriti tra i personaggi. Inoltre, alcune trovate registiche originali (un breve ma efficace piano sequenza e riusciti utilizzi della profondità di campo) rendono la visione più interessante. Ciononostante, è un peccato che il film si avvalga sempre di una suspense sottile calibrata e mai di quel vero sfogo che ci si aspetta dal climax che viene promesso. Ciò non va inteso a livello di eventi narrati, ma in fatto di enfasi narrativa: il fatto che i toni sembrino smorzati fa pensare al film più come a un soft thriller. Osando un po’ di più, si sarebbe potuti arrivare a far sgranare gli occhi già a metà film senza problemi: questo proprio perché il mestiere è indubbio per tutto il cast.