Before I Disappear – Shawn Christensen
Before I Disappear è l’interessante esordio alla regia dell’attore Shawn Christensen, che ne è anche sceneggiatore e protagonista. Presentato nell’ambito delle Giornate degli autori alla 71 Mostra del Cinema di Venezia, il film è in realtà l’ estensione del corto Curfiew, sempre di Christensen, che vinse il premio Oscar nel 2013 come miglior corto in live action.
È la storia di Richie, tossico sbandato ed estremamente depresso per la morte della sua ragazza. Il film si apre con lui nella vasca da bagno circondato di acqua rossa: ha deciso di farla finita. Mentre sta per lasciarsi andare però lo squillo del telefono lo riporta nel nostro mondo. All’altro capo c’è la sorella Maggie, bloccata in carcere fino al mattino. Richie dovrà perciò badare alla nipote undicenne Sophia, intelligentissima e terribilmente viziata. Il loro rapporto non comincia nel migliore dei modi ma la notte che li aspetta è piena di pericoli: per superarla dovranno fare affidamento l’ uno sull’altro. I due impareranno presto a conoscersi e Richie riscoprirà un motivo per cui vivere.
Anche se la trama può sembrare un po’ scontata, il risultato finale è quanto mai originale. Il film riesce ad alternare momenti divertenti ad altri agrodolci, momenti grotteschi ad altri terribilmente reali. Molto interessanti le scelte di casting: l’uso di attori protagonisti pressoché sconosciuti al pubblico e ruoli marginali affidati ad attori di fama mondiale: uno su tutti Paul Wesley, protagonista del serial Vampire Diaries, la cui sua presenza alla prima veneziana non è passata inosservata. Degna di nota anche la partecipazione di Emmy Rossum, famosa come la Fiona Gallagher di Shameless, nel ruolo minore della sorella di Richie.
La regia è davvero ottima: dai primi piani ai movimenti di macchina, riesce a far risaltare in pieno lo stato di inquietudine e malessere del protagonista. Gli stati allucinatori di Richie, dalle visioni alle conversazioni con la morte, danno un tocco di originalità alla trama. Il film fa inoltre un uso interessantissimo della fotografia, circondando ad esempio il protagonista di una forte luce rossa per distinguere i momenti onirici da quelli reali.
Ad ogni modo il punto di forza del film è soprattutto la colonna sonora, che ci accompagna per gran parte della sua durata: da David Bowie a Billie Holiday fino a band contemporanee. L’uso della musica è sia commento di sottofondo che parte integrante di alcune scene, di cui segna il ritmo e i dialoghi. Il risultato è un film affascinante, interessante e piacevole da vedere: l’esempio lampante di come non servano grossi budget per creare qualcosa di buono.