chitarra

Paper Street intervista gli Stravinsky!

Da quando esiste il vostro progetto e che genere di musica vuole proporre al pubblico?

Tutto nacque nel 2005, da una pulsione quasi frenetica di Jad (compositore e cantante attuale), che spinto dalla passione spropositata per i Nirvana decise un giorno di abbandonare le bacchette di legno con cui suonava la batteria nel suo primo gruppo (i VENTICENTO, musica pop italiana) per iniziare a dare sfogo alle sue emozioni tramite le corde di una chitarra. Ci volle molto poco a trovare altri tre volontari con le stesse idee e la stessa passione, in ordine arrivarono Luca Bernacchioni al basso (già bassista dei VENTICENTO) Marco Sforza alla chitarra solista (presente nel Progetto OPEN SPACES, cover band di musica Rock anni ’70) e Lorenzo Mangone Marino alla batteria. Questa era la formazione iniziale del gruppo, inizialmente chiamato “THE CASUALS”. Il progetto iniziò in salita, i The Casuals cominciarono a portare in giro la loro musica riscuotendo un discreto successo nell'hinterland milanese, arrivando a suonare nei più prestigiosi club del capoluogo lombardo quali Rolling Stone, Transilvania e Blueshouse…le tastiere sono un’altra bellissima storia ma nata pochi anni dopo. Il gruppo inizialmente, portava un altro nome e visse subito un periodo dedito al Brit-Pop e alla sperimentazione, la vera crescita avvenne qualche anno dopo dove iniziammo a sentire l’esigenza di avvicinarci a gruppi come i Blur, Cure, The Smiths, Led Zeppelin, Beatles. Insomma, quattro ragazzi provenienti da quattro culture musicali molto differenti tra loro, con la volontà di accostare musicalità classiche (vedi appunto i Beatles, Who, Bowie e Led Zeppelin) e renderle “moderne”, il tutto accostandoci testi riflessivi, spesso scritti tutto di un fiato, di impulso. La storia continuò così, tra alti e bassi, fino ad arrivare agli inizi del 2009 dove la necessità di raffinare ulteriormente gli arrangiamenti e di sentirci completi ci spinse alla ricerca dell'ultimo componente (least but not last) della band ovvero Riccardo Spagnoli attuale tastierista. Con il suo arrivo gli Stravinsky! trovarono la loro formazione finale nonché quella attuale iniziando a portare in giro la Loro musica, che spesso noi stessi facciamo fatica a definire.

I testi delle vostre canzoni hanno al centro delle storie che sono finite (o stanno finendo) piuttosto male, le parole dei vostri brani sono spesso cariche di malinconia…l’amore è un pretesto da cui partire per parlare poi di tutto o, molto di più, qualcosa di fondamentale senza il quale non potrebbero neanche nascere i vostri testi?

Forse è utile cercare un attimo di definire, anche se non crediamo che possa essere cosi semplice, il concetto di Amore. La vita è fatta di Amore, tutto ciò che noi facciamo nella nostra vita può essere definito Amore/ Emozione Ad esempio ci alziamo la mattina e andiamo a lavorare, chi per Amore del proprio lavoro, chi per Amore del proprio futuro, stringiamo amicizie per Amore di noi stessi (spesso perché pieni di ego ed opportunismo) , tutto ciò che affrontiamo quotidianamente fa crescere in ognuno di noi sensazioni, emozioni belle o brutte ma che alla fine, sono riconducibili all’ Amore. Per assurdo, anche la sofferenza e la malinconia in qualche modo possono essere collegate all’Amore se pensiamo che quando soffriamo lo facciamo perché Amiamo ciò che in quel momento ci manca. Ciò che vogliamo dire quindi è che non per forza quello che è rappresentato nei nostri testi come storia d'amore in senso relazionale, in realtà raffigura un rapporto Uomo/Donna. Per quanto ci riguarda la Musica stessa può rappresentare un rapporto paragonabile ad una storia d’amore tra Uomo e Donna. I nostri testi si riferiscono talvolta a storie d'amore passate e finite, altre volte a storie presenti di ordinaria quotidianità (amicizie, lavoro, stati d'animo) l’elemento che accomuna il tutto è l'intenzione di liberarsi, di sfogarsi e raccontare a volte in maniera mascherata ciò che pensiamo del mondo, della vita e di ciò che ci circonda.

In Bite and Go cantante «Un duro giorno di lavoro, fai un pò di soldi, colora di rosso questa città paurosa troppo fredda per andarsene» e poi ancora, in Sugar Sweets And Bitter Smiles, il testo dice: «il tempo passa, le stagioni cambiano, la pioggia cade, il sole non arriva». Ecco mi sembra che la grigia Milano, vostra città, sia una componente fondamentale per la vostra musica o sbaglio?

(Parla Jad – sorride) – Let’s Paint the Town in Red – deriva da un modo di dire americano che sta per “Andiamo fuori a divertirci”… In realtà Bite and Go racconta di un’esperienza vissuta a Torino dove mi sono trovato a condividere una casa troppo piccola per due persone, Bite and Go nasce dal desiderio di fuggire via, un pensiero utopico di come avrei voluto che cambiasse la mia vita in quel momento il tutto immaginandomi la superficialità con cui l’essere umano spesso affronta le proprie relazioni e la propria vita.”

Superficialità per questa società nella quale ci ritroviamo; siamo tutte anime in cerca di corpi da infestare.

Tendiamo spesso a non dare una collocazione spaziale nei testi, sia perché escono così come li leggete, sia perché crediamo sia riduttivo, certe emozioni si vivono a prescindere dal luogo in cui si è.

Sugar Sweets And Bitter Smiles invece è stata scritta successivamente a Bite And Go, con l'intenzione di raccontare una realtà (almeno per noi) più veritiera riguardante il desiderio continuo di ricercare sempre qualcosa in più rispetto a ciò che già abbiamo, sempre alla ricerca di quel “Perfect Sin” che non arriva mai….
Le nostre emozioni sono troppo mature e “THE ONE I CAN’T HAVE” è l'assoluto status nel quale navighiamo.

In tutto questo rimane scontato che per noi Milano è una gran bella Signora che rispecchia quello che affrontiamo ogni giorno: la ami e la odi, è fredda e scontrosa, ma non ne puoi fare a meno.

“Non è vero che sono brutta. Non è vero che sopra di me c’è sempre la nebbia. Non è vero che sono fredda e penso solo ai soldi. [..] Per chi mi avete preso? Io sono Milano. E sono una bella signora.” (Un giorno a Milano – Raffaella Rietmann, Michele Tranquillini).

Spesso è un tabù svelare il perché del nome di un gruppo, nel vostro caso è così? Se al contrario si può rivelare perché “Stravinsky!”? Rigorosamente con il punto esclamativo!

Il nome che portiamo è goliardia pura. Era circa un anno fa e stavamo facendo un viaggio verso Genova, era notte e Jad sosteneva che la vista dall'autostrada ricordasse un quadro di Kandinsky. In sottofondo suonava un cd di Zappa, un pezzo in cui il batterista ripete più volte “stravinsky” “stravinsky”, cercavamo un nome nuovo che ci potesse rappresentare, e non chiederci come mai ma fu subito amore per quel nome. Per quanto riguarda il rigoroso e necessario punto esclamativo! Bhe… “Se te lo dicessi, temo che poi dovrei ucciderti” ! (ridono)

Con che musica siete cresciuti?

Dipende da quanto tempo e quante pagine hai per scriverne l'elenco. E’ dura inquadrarti un genere preciso, c’è tra di noi chi è cresciuto a classica e jazz, chi a grunge e brit-pop , chi a rock e blues e chi a tutti insieme. Non diciamo mai di no se sentiamo qualche strumento suonare, ciò che è musica è passione.

Avete chiuso il 2009 vincendo la seconda edizione di Morning Glory, il contest per band emergenti promosso da Paper Street, come inizierete il 2010?

Il Morning Glory contest è stata una bellissima esperienza, eravamo particolarmente ispirati quella sera e alla fine siamo stati premiati anche per questo. Il 2010 è iniziato subito in corsa, per ora ci godiamo il primo premio del concorso, stiamo dedicando parecchio tempo alla costruzione dello show del 30 di gennaio al Ribaldo speriamo vivamente che il pubblico possa apprezzare..

Dopodiché ci aspetta un duro ma piacevole lavoro per cercare di arrivare alla fine del nostro progetto…chissà quanto durerà!

Per prima cosa chiuderemo l'EP che ormai è in fase di remastering quindi a pochi passi dal completamento, poi partirà la promozione.

Contiamo e speriamo di fare più serate possibili per promuovere i pezzi in esso contenuti, pezzi completamente ri-arrangiati grazie anche alla partecipazione di un amico trombettista (Rafael Bon) con cui abbiamo lavorato intensamente per cercare un sound che rafforzasse la nostra identità.

Detto questo abbiamo in cantiere una miriade di altri programmi, partendo da un lavoro minuzioso di propaganda su web, arrivando alla pubblicazione di un mini documentario ( su di noi ovviamente ) da cui poi verrà tratto il primo videoclip ufficiale della band.

Ovviamente sarete tra i primi a conoscerne gli sviluppi.

Le idee, per fortuna, non ci sono mai mancate; la vera prova sarà metterle tutte in atto.

Sarà un anno faticoso, ma lo affronteremo con la speranza di essere un giorno in qualche modo ripagati degli sforzi che stiamo facendo e se così non fosse. Continueremo a suonare alla ricerca del nostro “Perfect Sin.”…

[Si ringrazia Luca Robotti per la collaborazione all’intervista]

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

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