Il teatro per bambini è sempre una sfida: spesso si rischia di sottovalutare il giovane pubblico trovando riparo sotto un pallido buonismo, esistono però anche compagnie che osano, vanno un po’ oltre i soliti espedienti e riescono a tenere viva l’attenzione. In Come Hänsel e Gretel, spettacolo prodotto dal Teatro Libero di Palermo, andato in scena alla Centrale Preneste Teatro di Roma, si incontrano entrambi gli estremi.
I fratelli Grimm c’entrano eccome, la storia è quella di due bambini abbandonati, solo che al posto del bosco e della casetta di marzapane la scenografia ricrea una discarica sconfinata. I due personaggi (Salvo Dolce e Silvia Scuderi) sono figli di un tempo onnivoro, la madre di Hänsel è assetata di oggetti con cui ha rapporti effimeri che le creano una profonda insoddisfazione, mentre Gretel abita e gioca nell’immondizia da tempo immemore. Sono insomma due bambini rifiutati. L’idea dell’ambientazione è buona, anche se si sofferma un po’ troppo nel prologo in cui i due genitori, interpretati dalla stessa coppia di attori, si esprimono dialogando a suon di risolini e falsetti.
Nella loro permanenza nell’Underworld, Acca e Gi si studiano e si alleano, scoprono che in realtà moltissimi oggetti sono ancora vivi e utilizzabili, proprio come loro. Hänsel e Gretel nella discarica come gli eroi di quell’esercito di invisibili che ogni giorno rovista tra gli scarti lasciati agli angoli delle strade. Un giorno decidono di partire alla ricerca di un sesto continente e nel loro cammino faranno la conoscenza di diversi personaggi, il più suggestivo è la Plastica: una sontuosa Medusa che ha colonizzato mare e Terra.
Luca Mazzone autore e regista non si arresta davanti alla possibilità di creare un’atmosfera cupa e apocalittica e qui sta probabilmente la sua forza. Il resto del testo però a tratti risulta debole, i dialoghi non sempre convincono. Il messaggio può sembrare scontato, ma nulla è dato se in città la maggioranza delle persone non fa la raccolta differenziata perché tanto non serve a niente, tutto poi va a finire nello stesso posto.
Verso la fine l’atmosfera si distende, un abitante della Luna – così bianca perché loro stanno attenti a tenerla pulita – scende a rimproverare i due rappresentanti dei terrestri e gioca con l’accento romanesco. I bimbi ridono e colgono il messaggio, c’è da sperare che riescano ad amare il proprio pianeta un po’ di più dei loro genitori.