Spaced
Nella storia della serialità televisiva contemporanea, si evidenzia con sempre più forza come i grandi nomi del cinema si stiano spostando sul piccolo schermo, attratti da una vitalità creativa senza precedenti. Questa tendenza ha una natura molto recente, dato che solo fino a poco tempo fa era più sovente che fossero le star della Tv a sfruttare il mezzo per tentare il salto verso la settima arte.
Fra i molti esempi, è da analizzare con interesse il fenomeno che si riassume nella trinità Edgar Wright-Simon Pegg-Nick Frost: regista il primo, coppia comica gli altri due, sono noti al grande pubblico per la ormai celebre Trilogia del Cornetto, la quale si esplica nei film Shaun Of The Dead, Hot Fuzz e World’s End. Tre pellicole di genere completamente diverso ma legate da una inesauribile vena ironica e dalla presenza del famoso gelato al gusto di vaniglia e cioccolato in ognuna di esse.
Quello che forse non molti sanno è che questa formidabile banda comica vede muovere i suoi primi passi nella televisione britannica, in una serie che fin dal suo titolo promette di stupire: nel 1999, sulla iconoclasta Channel 4, va in onda Spaced, slang riferito allo straniamento da uso spasmodico di droghe leggere
Creata da Simon Pegg insieme a Jessica Stevenson e diretta da Edgar Wright, la serie racconta le stralunate avventure del fumettista Tim Bisley e della scrittrice Daisy Steiner (interpretati dagli stessi Pegg e Stevenson), i quali, mollati dai rispettivi compagni e rimasti senza casa e al verde, con le loro proprie carriere ancora tutte in salita, decidono di fingersi una coppia per prendere un appartamento al 23 di Meteor Street, Londra. Attorno a loro, si muovono diversi personaggi dalle bizzare personalità, come Mike (Nick Frost), miglior amico di Tim e presto suo folle coinquilino e Brian, artista concettuale che vive al piano di sotto.
Nel DNA di Spaced si trovano già tutte le caratteristiche che renderanno dei prodotti di culto i film girati dal 2006 in avanti dalla factory del Cornetto: montaggio rapido ed originale, ricomposizione e distruzione dei generi narrativi, umorismo surreale ed esilarante, innumerevoli e quanto mai brillanti riferimenti alla pop culture e un’anima profondamente british.
Spaced riesce inoltre, nella sua assurdità, a raccontare una generazione precisa, allo sbando come quella influenzata dalla club culture anni 90, dove è meglio intraprendere furiose battaglie casalinghe (e al ralenty) a base di pistole telepatiche che tentare di mettere ordine nella propria, incasinatissima esistenza. Forse, Wright, Pegg e Frost non hanno tutti i torti.