Gravity – Alfonso Cuarón
Cuaròn porta Venezia nel futuro
Settant’anni sono un bel peso per una Mostra del Cinema che vuole rinnovarsi senza tradire la sua vocazione. Il direttore Alberto Barbera, al suo secondo anno di gestione, ha scelto di annullarlo con l’assenza di gravità in cui si muove l’attesa nuova opera in 3D del messicano Alfonso Cuarón.
Presentato fuori concorso come film di apertura, Gravity non ha deluso le aspettative dei molti cinefili e appassionati che lo attendevano al Lido. In quella che probabilmente costituisce la sfida più imponente e insieme l’opera più personale di Alfonso Cuarón, si mescolano sci-fi e metafore esistenziali, nel non facile tentativo di conciliare le esigenze spettacolari imposte da una grossa produzione hollywoodiana ed una visione autoriale molto forte.
Durante una missione spaziale due astronauti (George Clooney e Sandra Bullock, nella interpretazione più intensa di tutta la sua carriera), colpiti da uno sciame di detriti, affrontano una solitaria ed estrema odissea nello spazio, in cui l’assenza di gravità rappresenta l’ostacolo più grande nella loro lotta per la sopravvivenza. Qual’è la forza che ci tiene ancorati alla terra? È la stessa che ci tiene ancorati alla vita stessa? Quali sono i misteriosi meccanismi che ci spingono a lottare e a ritrovare il gusto per la vita dopo la più dura delle prove? Interrogativi che pulsano in profondità nell’ultimo film del regista de I figli degli uomini e Y tu Mama Tambien.
Unica pecca del film l’eccessiva enfasi con cui Cuarón appesantisce la parte finale, tanto carica di retorica da risultare in alcuni momenti stucchevole. Considerazione che accresce il rammarico per un buonissimo film che sarebbe potuto forse essere un capolavoro se avesse mantenuto il rigore dei primi venti, memorabili, minuti: un incredibile piano sequenza nello spazio di grandissimo impatto estetico ed emotivo, che segna una nuova importante tappa nell’evoluzione tecnica del genere.
Solo pochi anni fa David Fincher aveva messo in guardia Cuarón, facendogli notare che girare il film che aveva in mente, con le tecnologie allora a disposizione, era impossibile. Grazie anche ad un sostanzioso impegno produttivo della Warner è stato possibile metterne a punto di nuove e sorprendenti. L’auspicio è che con questo film anche il Leone alato della settantesima Mostra del Cinema possa spiccare alto il suo volo. Nonostante la forza di gravità. Staremo a vedere.