Il viaggio dell’Espresso in Italia – XXVI Salone Internazione del Libro
Tra le conferenze in programma al XXVI Salone Internazionale del Libro che oggi si conclude a Torino, l’afflusso maggiore sabato è stato tutto per I dialoghi de L’Espresso che ha portato sul palco Eugenio Scalfari, Roberto Saviano, Bill Emmott e Umberto Eco. Una coda di più di un’ora e almeno millecinquecento persone presenti nella sala dell’Auditorium realizzata da Renzo Piano.
La redazione dell’Espresso nell’ultimo anno ha condotto un viaggio attraverso gli occhi dei ragazzi, quelli che vivono quotidianamente il rapporto tra università e mondo esterno. Spiega il giornalista Lirio Abbate che sono stati tanti i temi affrontati durante questi incontri, da nord a sud contro la corruzione e l’inquinamento, questioni spinose che stanno a cuore ai giovani, ma si è parlato anche di ridurre gli accessi negli atenei e di portare imprese create dagli under40 al Sud per contrastare le mafie.
Portavoce di questi dissidi sociali è Martina, una studentessa di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano e alunna di Nando dalla Chiesa che domanda agli ospiti della giornata come fermare il problema dei cervelli in fuga. Eugenio Scalfari, pur non rispondendole in modo pertinente, tratteggia un ritratto preciso della mentalità italiana, si scaglia contro i furbetti, gli evasori fiscali, la piaga della nostra economia che ancora oggi rappresenta il 30% del reddito totale. Aggiunge poi che le istituzioni diventano succursali dei partiti, incapaci di prendere decisioni ferme, provocando nella popolazione un crollo di ideali.
Bruno Manfellotto, direttore dell’Espresso, si rivolge a Roberto Saviano che in mattinata era stato assalito da un bagno di folla allo stand della Feltrinelli per firmare le copie del suo ultimo libro Zero Zero Zero. Come combattere la criminalità non è una domanda facile a cui rispondere, ma Saviano tenta prima di tutto di spiegare che le mafie non sono l’anti-Stato perché si sentono parte integrante dello Stato. Le logiche di mercato hanno portato negli ultimi anni anche alcune imprese a comportarsi come le mafie, a svincolarsi dalle leggi senza scrupolo. “Mai fidarsi di nessuno, neanche delle persone più vicine”, sostiene con una punta di amarezza Saviano. L’unica soluzione è la conoscenza, rimanere informati dei fatti, senza devianze e sicuramente il web costituisce un ottimo mezzo divulgativo. Ma la lotta non finisce mai, oggi bisogna impedire alle sale slot di proliferare e in più si deve smettere di pensare che le periferie siano posti poveri, perché è proprio qui che l’economia criminale cresce più forte e silenziosa.
E’, però, Bill Emmott, autore insieme alla giornalista Annalisa Piras del documentario Girlfriend in a Coma a dare una chiara visione d’insieme del nostro paese e a consigliare la giovane studentessa sul da farsi. I ragazzi italiani hanno ancora molte energie e voglia di lottare, anche se tutto intorno a loro sembra sbriciolarsi, questa è la grande forza di questa nazione, bisogna, pertanto, formare un movimento che sia in grado di smuovere il terreno, portando una ventata di cambiamento necessario per far rivivere l’economia. Ci dice che ora come ora l’unico a dar segni di ascoltare i pensieri dei cittadini sia il Movimento 5 Stelle e anche da un osservatorio straniero, pur non apprezzando la figura di Grillo, appare veramente come la sola prospettiva a cui affidarsi.
Umberto Eco, invece, è polemico nei confronti di chi sostiene che “con la cultura non si mangia”, celeberrima frase riportata da un discorso di Giulio Tremonti, quando era ministro, che ha scatenato l’ira di molti. “Tremonti sarà intelligente, ma non è furbo”, afferma e un’ovazione di applausi parte dalle fila del pubblico. Con la cultura si potrebbe mangiare, in Francia e negli Stati Uniti è così, perché noi non facciamo del turismo una risorsa fondamentale? E perché pensiamo tanto alla riforma universitaria o a quella delle elementari quando il vero problema sta nell’educazione della scuola media superiore? Questi gli interrogativi posti da Eco, che insieme agli altri partecipanti alla discussione ci lascia con molti dubbi, ma sicuramente anche con un temperamento nuovo e il desiderio di smettere di parlare, agendo.