BRA! – Venus in Furs
Dopo aver intervistato i Venus in Furs, abbiamo anche ascoltato le tracce contenute in BRA! Braccia Rubate all’Agricoltura, il loro secondo album registrato per Phonarchia Dischi/Cavalleria Burlesque al White Rabbit Hole di Volterra in provincia di Pisa. I brani sono stati dimezzati rispetto al precedente Siamo pur sempre animali, per dare più importanza al singolo pezzo e analizzarlo nota su nota, come i frammenti sparsi di una bomba il giorno seguente alla detonazione.
Leggings, la prima canzone che incontriamo in questa raccolta è già un inno contro gli stereotipi incarnati dai giovani di questi cazzo di anni 1.0, la furia è implacabile sia a parole che a colpi di rullante, per poi sfociare in Braccia Rubate all’Agricoltura che non risparmia nessuno, a partire dallo studente fuori corso all’università che si atteggia ad acclamato chitarrista, senza dimenticarsi di sparare a zero su tutti coloro che piuttosto che finire operai in fabbrica come i loro padri, che così duramente hanno sudato per una vita, farebbero di tutto per un posto a Striscia la Notizia, San Siro o a Centovetrine.
Gli anni delle manifestazioni in piazza sono stati soppiantati da quei giorni reclusi in casa davanti a pc roventi e alle compravendite su internet e nel denunciarlo i Venus in Furs affinano un’ironia tagliente, carica di risentimento non solo nei confronti della società, ma in parte anche verso se stessi, poiché incapaci di svincolarsi spesso dalle convenzioni.
Ma i quattro pisani non si arrestano qui, rivelano di avere anche un’anima funk e soul come in Nel Blues Dipinto di Blues, l’intro corale perfetto per aprire un concerto o per far scatenare il pubblico battendo mani e piedi, ripreso da Nel Nome del Padre, irriverente e ancora una volta chitarre, basso e batteria diventano una cosa sola, incendiandosi e dando vita ad una supplica che vuole scarcerare Dio, i Santi e i Beati dalle prigioni formato t-shirt, figurine Panini, tazze e quant’altro.
Ancora più graffiante è Sotto Stress, dalle venature stoner, sigillata in un cantato rap, nuovamente una critica verso quei personaggi mediatici, icone perfette di stati emotivi sempre più frequenti. Ultimo dei sei brani è, invece, Via del Cappello, tra tutte quella dal sapore più dolce e lacrimoso, una vera canzone d’amore dall’urlo facile, un ottimo finale che mette in moto una serie di speranze che convergono verso un’intima pace. Il sapore del pane appena sfornato si mescola a quello del vino rosso sangue, le notti si susseguono, ma il tempo sembra essersi fermato in quel nido d’amore: una perla da dedicare alla fidanzata.
Complici le belle nuove tecnologie, i Venus in Furs hanno deciso di stravolgere la procedura d’acquisto del loro disco che diventa così un modo intelligente per tenere sempre con sé la musica, senza farla impoverire nei contenuti, grazie al pratico K-Play, ovvero una penna USB in cui potrete trovare anche il video del loro primo singolo, Leggings. I Venus in Furs sono Braccia Devote alla Buona Musica, non Rubate all’Agricoltura.