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Broken Brights – Angus Stone

I fratelli Stone tornano sulle scene, ma per la seconda volta in carriera decidono di farlo da solisti, con due diversi lavori che escono a distanza ravvicinata, prendendo una pausa dal duo acustico che molta fortuna (e premi) gli ha portato in questi anni.

Angus Stone esce con Broken Brights: River Love è un inizio sognante, ballata che guida a San Francisco con eleganti violini celtici, e Broken Brights, primo video estratto, è pura atmosfera, poche parole evocative quasi sussurrate in lieve crescendo acustico. Bird On The Buffalo si delinea per l’intreccio voce-chitarra distorta che qui risulta fortunato e un video, a cui partecipa la bella Isabel Lucas, che mostra quanto tendenzialmente siano ridotte le capacità di danzare dei cantautori.

Malinconia per anime romantiche, poche toccanti righe, un video di Kiku Ohe (già collaboratore di A&J) e Wooden Chair è servita nella sua semplice scorrevolezza, prima di Blue Door che porta Angus in direzioni nuove, alla Johnny Cash con un flauto indiano che nel country-blues s’inserisce perfettamente per evocare momenti di polvere e whisky. Echi in note che paiono gocce d’acqua per The Apprentice Of The Rocket Man, mentre Only A Woman riprende un po’ lo stile di alcuni brani del duo in chiave rock con il deciso assolo finale. The Wolf And The Butler è un sorriso, una canzone da viaggio di pregevole fattura, riporta al cantautorato americano targato Eagles, America, Simon & Garfunkel.

Monsters, ultimo estratto videografico, è un classico brano che Angus avrebbe presentato con la sorella: ritmo lento ma sostenuto, banjo a trascinare per l’intero brano, voce femminile che apre il ritornello e tromba a spezzare dolcemente il tutto.
Ritmi cupi, archi, oscurità, interferenze, bassi forti, It Was Blue assume un carattere nuovo e regge bene, anche se la somiglianza accordale con ‘I Wanna Be You Dog’ pare palese; Be What You Be “in all that you are”, le percussioni sembrano arrivare dall’Africa mentre testo e musica evocano un mare solo nostro, apprezzabile esecuzione.

‘This is for the ladies’, Clouds Above è un’altra espressione ben riuscita di gentilezza canora e musicale con la raffinata tromba, già chiamata in causa, che non irrompe ma si lega; End Of The World fa uscire un sound nuovo: blues e psichedelia (quasi alla Oasis nel periodo ‘SOTSOG’), il testo visionario rende bene insieme a sitar e hammond. La conclusione è una cover ben interpretata, la celeberrima Happy Together dei The Turtles, con leggerezza ed educazione.

Angus si stacca dalla sorella maggiore, questa volta senza pseudonimo, e riesce a emergere con un album semplice ma ispirato, in cui si delineano movimenti folk e rock meno evidenti nei lavori di gruppo, e si salda un debito con il cantautorato californiano più puro, riuscendo a regalare note di semplicità, freschezza, e in alcuni momenti, poesia.

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