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Grupo Compay Segundo @ Teatro della Luna, Assago (MI), 10/3/13.

Dieci anni fa moriva Compay Segundo, musicista cubano di fama internazionale, reso celebre nel 1997 grazie al film Buena Vista Social Club di Wim Wenders. Un suono inconfondibile il suo, riproposto da questo gruppo a lui dedicato, composto da suo figlio (al contrabbasso) e da una truppa di musicisti virtuosi (in tutto 9 persone sul palco). Un posto d’onore spetta a Félix Martinez, che incanta il pubblico con l’armonico, il chitarrino a sette corde ideato dallo stesso Compay Segundo. Le sue mani scivolano con una rapidità strabiliante, mentre lo strumento viene suonato su tutta la lunghezza del manico, in posizioni che sembrerebbero impossibili.

Il concerto apre con un “presunto” supporter, che solo con la sua chitarra, suona tre brani di pura tecnica, infinitamente complicati e altrettanto noiosi. Dopo un rapidissimo cambio di palco, entrano i musicisti al completo che portano Cuba a Milano. I suoni caraibici, le tre chitarre, il contrabbasso, la voce spagnola del corpulento cantante, accompagnato dai cori degli stessi musicisti, proietta il pubblico verso mete esotiche e la voglia di evasione si impossessa di ogni spettatore. Molto ritmo, con il cantante che spinge a battere le mani, molta qualità da parte di musicisti cresciuti certamente in strada, molta nostalgica serenità di un’isola speciale, sofferente e felice al tempo stesso. Il clima è quello che si respira sull’isola. Dove prevale la dignità e il sorriso, nonostante le difficoltà del vivere quotidiano e nonostante la dittatura che, seppur carica di mito e mitologia, ha da sempre isolato Cuba e i cubani dal resto del mondo. Più della metà del pubblico è stata a Cuba (rivela il sondaggio per alzata di mano in sala). Ed è qui al concerto per rivedere la gioiosa spontaneità di questo popolo decadente e straordinario, ma ancora vivo.

“Un saluto fraterno dall’isola di Cuba”, grida il cantante al suo pubblico eterogeneo. E i successi del Buena Vista scorrono uno dopo l’altro: Dos Gardenias, El Carretero, Pena Me Da, Amor de Loca Juventude, Chan Chan, e poi anche Besame Mucho e l’immancabile Guantanamera, che chiude il concerto. C’è spazio per un po’ di charleston, per l’esibizione di due ballerini e per diversi piacevoli e oscuri intermezzi parlati. Il cantante parla, sorride, si sbraccia, mentre il pubblico sembra non capire quasi nulla, ma il linguaggio del corpo è chiaro e forte. C’è aria di festa.

Tra un “corazon” e un applauso, un ballo e una giravolta, il Grupo porta un irresistibile bisogno di evasione e, anche se il palco è totalmente spoglio, l’immaginazione vola all’estate, ai vicoli di Baracoa, ai colori della cultura locale, alle case aperte e ospitali, alle contraddizioni de L’Habana, al rum in ogni bar, alla musica dal mattino alla sera, alle auto retro da brivido, fino al mare, cristallino e selvaggio di un’isola da vedere ora, prima che sia troppo tardi.

Photography ©Pier Luigi Balzarini all rights reserved

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