Dopo tante star arriva il momento della vera novità di questa 63esima Berlinale. E sorprende. Emir Baigazin è un prodotto del vivaio del Festival, ha fatto infatti parte del Talent Campus di Berlino nel 2008. E proprio a Berlino esordisce, raccontando la propria propria terra, attraverso una storia che colpisce e la sua regia rarefatta.
La steppa del Kazakistan, un ragazzo silenzioso, timido e intelligente che vive con la nonna, una casa isolata e una scuola in cui predomina il bullismo. L’autore si limita ad osservare comportamentisticamente i rapporti tra questi protagonisti ed in particolare cosa succede all’interno di quella scuola. Storie di vite apparentemente senza speranza e senza futuro in cui lo scopo fondamentale di ogni giornata pare proprio essere la sopravvivenza.
Harmony Lessons è legata alla rappresentazione, anche simbolica, della legge del più forte, in un luogo e in un tempo perennemente abbandonati. Baigazin riesce a seguire tutto ciò restituendo in maniera a tratti ostica ma sempre seguibile, un saggio sul vivere ma anche sulla colpa che esso comporta. Modula il film alle sue esigenze narrative, passando anche attraverso vari generi, rimanendo legato a molte immagini dure che hanno comunque un forte senso creativo Probabilmente è la sorpresa più piacevole del festival. Sperando, almeno per chi scrive, che anche la giuria possa pensarla così.