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Fashion @ Spazio Forma, Milano

Quando Condé Nast, ai primi del ‘900, acquista la prestigiosa testata Vogue, avviene un profondo cambiamento nel mondo della moda e soprattutto della fotografia di moda. Alle statiche e delicate illustrazioni ottocentesche si sostituisce gradatamente la fotografia d’autore, interpretata da nomi prestigiosi, a volte prestati alla moda e a volte dedicati, a volte giovani a volte vecchi, a volte affermati a volte delle semplici scommesse. “Dobbiamo fare di Vogue un Louvre” dice il pittore fotografo Steichen alla prima caporedattrice di Vogue America, Edna Woodman. E così sarà.

I nomi noti non si contano, nelle didascalie di questa mostra: Cecil Beaton, Man Ray, Edward Steichen, Horst P. Horst, Helmut Newton, Mario Testino, Paolo Roversi, Peter Lindbergh, Tim Walker, Erwin Blumenfeld, David Bailey e tanti altri. Attraverso la libertà espressiva di ognuno di essi, sono nate mode, tendenze, racconti, descrizioni del proprio tempo. Ed è proprio questo il bello di questa ampia esposizione, che riporta un’ottantina di fotografie tratte da Vogue e da altre riviste del gruppo Condé Nast (come Glamour, Vanity Fair, GQ).

Non è solo moda ma la storia della moda. Una fetta importante del costume internazionale è passata proprio di qui, dalle riviste patinate che oltre a mostrare abiti, consacravano contemporaneamente modelle, stili, gusti popolari. Nel corso degli anni, secondo il gusto estetico dei vari fotografi di Vogue (i più pagati di tutti), apprezziamo donne eleganti, raffinate, seducenti, sensuali, esotiche, tra luci e immagini di volta in volta realistiche, artificiali, minimali, eccessive o iperrealiste. E riconosciamo diverse star, come Twiggy, Verushka, Cindy Crawford, Linda Evangelista e molte altre.

La mostra pare particolarmente adatta ad un pubblico di appassionati, che troveranno diversi scatti rimasti nella storia della fotografia di moda; e alcune teche con le copertine originali di Vogue, dalle prime alle ultime. Anche ai non addetti ai lavori il percorso può risultare interessante, soprattutto per il lungo viaggio nel costume del Novecento anche se titolo e locandina facevano pensare a qualcosa di più “definitivo”.

Un po’ penalizzante, infine, l’allestimento: semplice ed elegante (cornici bianche, didascalie a muro e pannelli neri che raccontano i decenni della fotografia) ma poco spettacolare, dovendosi inevitabilmente adattare ai molti e differenti formati delle fotografie, solo raramente stampate in grandi dimensioni.


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