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Occhio alla TV! La settimana televisiva su Paper Street (Decima Puntata)

Dove eravamo rimasti? O meglio, dove dovremmo approdare in questa puntata? Semplicemente vorremmo analizzare e comprendere gli ultimi colpi targati 2012 della nostra tv.
Ah, dimenticavo, la famiglia allargata dei Tg italiani termineremo di comporla nelle prossime settimane.

Le ultime cartucce di questo anno di tubo catodico sono sicuramente curiose e degne di analisi, per aspetti diversi però.

La prima: Il pellegrinaggio mediatico del Cavaliere che, secondo alcuni calcoli recenti, dovrebbe presto comparire da Luciano Onder a Medicina 33, passando per le cucine di Master Chef, concludendo nel salotto della paladina dei ritrovamenti e delle scomparse di Rai3 Federica Sciarelli che esordirà esclamando “Chi l’ha visto?”…ecco queste alcune delle tappe mancanti della via crucis elettorale. (Aggiornamenti in corso per Cotto e Mangiato e Sos Tata).

Proseguendo invece verso il 2013, mi verrebbe da pensare quante volte nel 2012 si è sentito affermare che la tv è morta, in particolar modo quella generalista.
A tal proposito è impossibile non rilevare che serate evento come lo Show di Benigni proprio lunedì scorso, mettono in discussione le profezie funebri di molti intellettuali della comunicazione moderna nei confronti della cosiddetta tv nazional-popolare, che a torto o a ragione esiste e tal volta addirittura lascia il segno. 12 milioni di telespettatori con un dato share pari al 40% circa, una cifra impressionante se pensiamo alla geografia della platea e della frammentazione nella tv odierna.

Il primo elemento riscontrato?
Lunedì 17 dicembre hanno acceso la tv su Rai1 un numero elevatissimo di persone al di sotto dei 60 anni (record per Rai1), e ancora più da Guinness è la quantità elevata di telespettatori che solitamente alla stessa ora accendono il pc o l’ipad, mentre sapendo della presenza del comico-lirico toscano hanno fatto un eccezione. Roberto Benigni, il dissacrante ed irriverente comico, da anni promotore indiscusso dei più alti valori di istituzionalità, democrazia e patria bucava lo schermo.

La “Più bella del mondo” (titolo del programma), voleva essere un inno alla nostra Carta Costituzionale, alla coscienza più vera di un popolo, alla consapevolezza dei desideri di una nazione, a tratti intrinseco di retorica, ma forte di un avvincente e suadente narrazione epica, lirica e nello steso tempo comica. Il più profondo significato di “estetica della parola” ha indubbiamente trionfato.
Se i dirigenti televisivi in particolar modo quelli del servizio pubblico, vorranno portare sempre più persone a riaccendere il piccolo schermo nel 2013, un esempio di come si può fare ce l’hanno avuto.


Grazie


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