L’incredibile storia dell’isola delle rose
Rivisitazione in chiave fiabesca e a tinte wesandersiane di un incredibile fatto realmente accaduto
Cominciamo con i fatti, Giorgio Rosa per quanto viene descritto nella realtà come un personaggio eccentrico e sognatore, era un ingegnere a capo del suo studio e brevettò un sistema di pilastri funzionante che migliorò in termini di costi e trasporti le costruzioni di piattaforme marittime. Inoltre, impiegò più di dieci anni alla costruzione della piattaforma delle rose con non poche difficoltà logistiche e metereologiche. Una volta conclusa, non era ben chiara la funzione di questo lembo di cemento a largo delle acque territoriali nazionali e al limite tra l’ovvio e il suo pensiero utopistico, di fatto essendo fuori dalla giurisdizione italiana, l’Ingegner Rosa decise di renderla indipendente fornendola di un proprio governo, moneta e lingua.
Detto questo, L’incredibile storia dell’isola delle rose si ispira di fatto a una pittoresca quanto nel film romanzata storia vera, che concordiamo ha dell’incredibile. La parola incredibile nel titolo deve assumere il suo giusto peso. La trama raccontata nel film non deve fuorviare dalle cronache reali del caso dello Stato indipendente delle Rose esauritosi nel 69 con la sua distruzione da parte del governo italiano. Fu la prima guerra vinta dalla nuova repubblica che si adoperò per mettere fine a un sogno utopistico di libertà e indipendenza, in acque extraterritoriali a largo delle coste di Rimini. Tornando dunque al film con la regia di Sydney Sibilia, prodotto dalla Groenlandia production e distribuito da netflix, non possiamo non dire che sia un bel prodotto di finzione basato su una storia vera, una di quelle storie che prima che ci facciano un film sembra davvero uscita dal cinema.
Un film godibile e magistralmente recitato da un cast di tutto rispetto, con Elio Germano nei panni di Giorgio Rosa e Matilde DeAngelis nei panni di Gabriella Clerici, futura moglie dell’ingegnere bolognese, per citarne alcuni. Va inoltre annoverata una ricercata ricostruzione storica, che ci riporta indietro nel tempo con un grande attenzione ai costumi. Nonostante fossero tempi di grande scombussolamento sociale e di attivismo politico, sicuramente anche se in chiave scherzosa e fiabesca il potere della Dc e la mentalità retrograda dei capi di stato italiani dell’epoca vengono puntualmente dipinti prendendo tinte comiche e grottesche. Tutto il film in realtà rispecchia una scherzosa estetica fiabesca e a tratti grottesca e i personaggi come il plot sono ampiamente indirizzati verso quella sensazione tra una pubblicità del Cynar e un’altra della Algida. Ne esce quindi come risultato una commedia italiana con attori un po’ macchiette un po’ no dove personalmente intravedo anche una strizzata d’occhio estetica e poetica “wesandersiana” in salsa accento bolognese. Un prodotto italiano perfetto per dove si colloca e per come viene distribuito, peccato soltanto per tutto quello che si cela dietro al film che meriterebbe se non più rispetto un approccio totalmente diverso, ma sono gusti.