The We and the I, l’ultimo film di Michel Gondry, che ha inaugurato la Quinzaine des Realisateurs di Cannes, è un film privo di trama. Piuttosto un groviglio di dialoghi, scontri e incontri, che coinvolgono (e sconvolgono) un gruppo di adolescenti all’uscita dalla scuola. E’ l’ultimo giorno di scuola ed i ragazzi si incontrano per l’ultima volta prima delle vacanze estive.
Siamo nel Bronx di New York, dal centro alla periferia più esterna ed estrema. Ragazzi sedicenni usciti da scuola. Ed è con loro che Gondry e la sua macchina da presa salgono a bordo, per scendere solo alla fine del viaggio. Attorno l’adolescenza gira Gondry, guardando in faccia la giovinezza di chi cerca una libertà, una possibilità intima di vita che spesso diventa violenta in nome della libertà e dell’emancipazione assoluta. Ci si maschera dietro il bullismo anche se nell’anima si prova un senso di dolcezza. Si cerca di respirare su quel bus di trovare la propria destinazione man mano i ragazzi si disperdono e rimangono solo i pensieri di uno sguardo e la ricerca di un sentimento sempre più flebile.
Noi ed io, come noi e loro (gli anni, le distanze, chi non c’è più) Gondry ci pare dire, con una spensieratezza disarmante, che la vita non è solo nostra, anzi si disperde proprio in tutto quello che attraversiamo e ci attraversa. In qualche modo una storia speciale.