I Lettera 22. Arianna, Francesco, Luca e Gianluca.
Si apre un disco da Settembre, che poi c’è l'inverno. Si incomincia un disco da un piano appena accennato e riverberato. Un lavoro scandito dai ritmi delle stagioni e dei mesi, dalle storie raccontate con romanticismo e reale ispirazione poetica. Tra il pop/rock e accenni New wave il disco scorre soffice, come la carezza della fidanzata di cui ti sei appena innamorato. Con una musica di facile ma mai banale ascolto, i testi si stendono come colore su tela, e vanno a narrare. L'italiano è la lingua scelta, e forse non potrebbe essere altrimenti, vista l’urgenza espressiva e l'importanza degli ultimi. Eh già, non potrebbe essere altrimenti se ti chiami come una nota e storica macchina da scrivere made in Italy.
Il linguaggio è quello della canzone italiana più moderna, imbastardito da un animo scapigliato, quasi bohéme, e da un simbolismo di matrice francese. Un linguaggio che può effettivamente aver molto a che fare con il songwriting più squisitamente baustelliano. La tracklist apre le danze con l’omonima Lettera22, tra le più pop, dove rieccheggiano echi Timoria (i migliori Timoria) forse anche a causa della lieve somiglianza vocale tra il nostro Gianluca Perini e Renga, Francesco. Troviamo poi Calibro 23, tra le più belle dell'album e oculatamante scelta come singolo. Tra citazionismo mai scontato e influenze marcate – sì, di nuovo i Baustelle – , tra le stelle ingiallite dal metadone e le anime salve di De André la band si smarca agevolmente creando un singolo di pregevole fattura pop.
Dopo il singolone con Autunno c'è il dilatarsi dei tempi e ritroviamo quello che è il topos letterario della band, le stagioni, i mesi e i dialoghi a due. In Clichè i Lettera 22 ci portano a scoprire un lato b del loro sound. Rispolverati gli organi tipicamente Seventies il ritornello ci offre una dimensione che, grazie alla modulazione vocale di Gianluca, ci può ricordare un Giuliano dei Negramaro. Ma i Negramaro non avrebbero mai messo un accordo in dissonanza nella sequenza della strofa. Tennis Club Tica ritorna sui suoni di Lettera 22 o Calibro 23. Accenni di esistenza bohémien. La pioggia, il viaggio a due, l'amore, gli oceani, ‘l’alcool. E intanto si incatena un’altra bella canzone pop.
Da qua l’album abbandona la fresca energia delle prime tracce per entrare in una vena, in ogni caso già presente prima, più introspettiva e dilatata. I testi continuano a dipingere belle immagini e raccontare con naturalezza, ma il peso specifico dei pezzi viene meno. Con l'eccezione delle belle Ore e Himmilisch.
In un certo senso derivativi, i Lettera22 riescono in ogni caso a sfornare un disco fresco, dalle chitarre graffianti e le tastiere retrò. Un album originale, che nonostante le già citate influenze (talvolta eccessivamente marcate) offre picchi di brillante creatività e ispirazione. Aspettando, soddisfatti, un prossimo lavoro l'invito può essere quello di delineare un sound e un songwriting più personale. Il debutto è buono. Le premesse sono quelle giuste, per un gruppo che sembra poter superare brillantemente il primo lavoro e dare continuità al proprio percorso.