Michael Haneke
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Nel 1997 due ragazzi dai modi gentili sequestrano all’interno della loro villa, seviziano e uccidono i tre membri di una comune famiglia borghese, incolpevoli vittime di un tragico gioco. Il film in questione, Funny Games è scioccante; turba il pubblico e consacra al grande pubblico il suo regista: l’austriaco Michael Haneke. Permeato di un disturbante realismo e caratterizzato da una crescente claustrofobia, il suo cinema si presenta come un mezzo per accrescere il senso di disagio nello spettatore, in una nuova concezione dell’orrore che deriva dalla normalità, dove c’è una totale assenza di pietà e di compromessi.
Nel 2001 trascina Isabelle Huppert in un percorso osceno fatto di voyeurismo e masochismo, facendole interpretare un’insegnante di pianoforte incapace di provare dei sentimenti, che sfoga la sua sessualità repressa nelle perversioni citate. La pianista mette a nudo gli impulsi inconfessabili della protagonista, proiettandoli sullo schermo senza alcun velo. Il regista dirige un film efficace, sfruttando il talento dell’interprete senza calcare la mano sugli elementi eccessivi che scaturiscono da argomenti così delicati, senza adoperarsi in una ricerca morbosa.
Successivamente dirige il remake shot for shot di Funny Games; ambientato negli Stati Uniti, la cui lingua secondo il regista è quella ufficiale della violenza, presenta poche differenze con l’originale ma ha migliorato la confezione, soprattutto nell’uso della fotografia ma il risultato è lo stesso. La violenza è più suggerita che mostrata ma il gioco e la pressione psicologica esercitata dai giovani carnefici sulle vittime è agghiacciante. Un vero e proprio pugno nello stomaco.
Altrettanto ammirevoli solo le sue due ultime opere, entrambe vincitrici della Palma d’Oro a Cannes come miglior film: Il nastro bianco, girato in un vivido bianco e nero, in cui si narra di un’improvvisa ondata di violenza che sconvolge un villaggio rurale tedesco alla soglie dello scoppio della prima guerra mondiale e Amour, struggente storia d’amore fra due anziani ed emotivamente devastante nella sua rappresentazione della vecchiaia e della malattia.