Villa Manin, Passariano di Codroipo (UD) Una cornice che da sola fa spettacolo, quella di Villa Manin, scelta come tappa dalle più importanti stelle del panorama musicale internazionale.
Grazie al grande lavoro di Azalea Promotion, ieri è stata la volta del mitico Zucchero che ci ha omaggiato con il suo Chocabeck Tour.
Un palco grande, ai lati del quale sono sospesi due enormi specchi (finti), sorregge la più grande valigia mai vista a memoria d’uomo; al suo interno sono racchiusi il nostro prestigioso blues-man e la sua fantastica band, composta da undici elementi: Polo Jones (basso), David Sancious (tastiere), Kat Dyson (chitarre e cori), Mario Schilirò (chitarre), Adriano Molinari (batteria), James Thompson (fiati), Massimo Greco (fiati), Beppe Caruso (fiati), Luca Campioni (violino), Simone Rossetti Bazzaro (viola) e Enrico Guerzoni (violoncello).
Sullo sfondo si staglia uno schermo che serve a ricreare una scenografia retroproiettata, abbastanza semplice e ordinaria (un portico antico, un campo di grano, colombe, farfalle, …), seppur efficace.
Quando la serratura si apre e il pubblico può vedere il suo eroe transgenerazionale seduto su un trono con la chitarra in mano, il saluto che ne scaturisce è intenso e regala la prima scossa di adrenalina al nostro.
Dopo un breve rimando sul significato del termine che dà il nome al disco e al live (una nota autobiografica che riguarda l’infanzia povera dell’artista), la scaletta parte sulle note degli ultimi successi, Un soffio caldo, Il suono della domenica, È un peccato morir, tutti ben eseguiti, seppur (forse) con un tantino di sufficienza.
È solo l’inizio però: Zucchero si scalda con il rimando del pubblico, accorso numeroso anche dall’estero, e si accende di una sana carica positiva. Da Vedo nero la svolta è palpabile e l’atmosfera si riempie definitivamente di energia positiva.
Seppure la track list della serata sia un po’ disomogenea nel suo costante alternarsi di brani movimentati e ballate intime, la grinta risulta formidabile e la voce di Zucchero graffiante e capace di arrivare a stomaco e cuore.
Zucchero usa il suo istrionismo pantagruelico, ripetitivo e stanco per riempire la scena e lascia che il resto lo faccia l’organizzazione musicale dell’orchestra e l’ottimo disegno delle luci.
L’apice dello show, caratterizzato anche dal ripescaggio della cover Nel così blu (A Salty Dog) dei Procol Harum dei grandissimi successi del passato (Diamante, Baila Sexy Thing, …), si è conclusa sulle note della scatenata Per colpa di chi, che ha fatto impazzire gli ottomila presenti.
Una bellissima serata di musica, impreziosita da autentiche gemme, che ha avuto il suo punto più alto nello straordinario omaggio a Luciano Pavarotti e alla loro Miserere. Autenticamente da pelle d’oca. Standing ovation.