Marguerite & Julien – La leggenda degli amanti impossibili – Valérie Donzelli
Basato su di una sceneggiatura scritta da Jean Gruault per Francois Truffaut negli anni Settanta, Marguerite & Julien è l'ultimo film di Valérie Donzelli (La Guerra è dichiarata) interpretato da Anaïs Demoustier e Jérémie Elkaïm e presentato in Concorso allo scorso Festival di Cannes.
Due fratelli aristocratici (anche troppo) si innamorano uno dell'altra nella Francia del Diciassettesimo secolo, guadagnandosi, secondo le leggi medievali che puniscono l'incesto con la morte, la decapitazione. Marguerite & Julien sono gli Amanti Decapitati parafrasando il capolavoro di Mizoguchi.
La scelta narrativa della regista è quella di strutturare la storia come se fosse un racconto narrato nel presente in un dormitorio da delle studentesse scalmanate che esorcizzano i demoni del sesso e della morte con il racconto di un amore proibito e delle sue conseguenze, richiamando l’’AsaNisiMasa dei ricordi d’infanzia in 8 1/2. Tale costruzione avrebbe potuto portare a un'arguta comparazione tra presente e passato del tema dell'amore incestuoso o dell'amore in senso assoluto o a un interessante dialogo tra due momenti nel tempo, invece il film sembra compiacersi nel rimanere in una citazione perenne di Adele H di Truffaut, rappresentando le lotte e le sofferenze dei due fratelli, i loro desideri sessuali e l'inevitabile perdita di qualsiasi forma di razionalità.
Non basta l’introduzione di elementi scenici anacronistici (elicotteri, microfoni) e musicali a dare atemporalità alla vicenda. La storia di Marguerite & Julien avrebbe potuto essere molto più attuale e profonda ma a causa dell'assenza di dualità e di un vero conflitto, i due amanti finiscono per essere una versione piatta e senza ironia di Richie e Margot dei Tenebaum di Wes Anderson e la loro fuga d'amore è più infantile di quella degli adolescenti in Moonrise Kingdom.
Sulla carta la trasgressione ideologica del film è molto forte ma sembra essere soffocata oltre che da una pessima sceneggiatura anche da una forma estremamente classica e lineare. È vero che Valérie Donzelli cerca di fare il possibile alla regia, infatti l'utilizzo delle lenti bifocali alla Brian De Palma è qualcosa che non ti aspetti e ad un certo punto c'è una sporca scena di sesso incestuosa che richiama il Lars Von Trier di Antichrist ma forse non basta e la sensazione è quella di un incubo erotico di una delle Sorelle Brontë. Ridateci Riff Raff e Magenta, fratelli incestuosi del Rocky Horror Picture Show, almeno loro ti facevano ballare.