Non è mai facile accostarsi ad un album d’esordio per almeno due motivi: sia perché essendo il primo non è possibile muovere paragoni (siano essi musicali o di scrittura) con lavori passati e sia perché non si può accennare ad eventuali cambiamenti di stile della band. Insomma, il primo disco rappresenta sempre un punto interrogativo per chiunque scriva di musica.
In questo incipit rientra anche l’esordio dei sardi Grandmother Safari, sestetto di Cagliari che dal 2007 cerca di addentrarsi nell’ampio universo musicale con l’intento di toccare e creare uno stile il più personale possibile, figlio di una fusione di generi che a primo acchito hanno poco in comune tra loro.
Il loro omonimo album uscito per la Hopetone Records è un esemble di stili e strutture musicali che confluiscono tutte in una scia di suoni e ritmi che hanno vita propria; proprio per questa sua eterogeneità risulta difficile, se non impossibile, etichettare Grandmother Safari. Si va dal jazz alla psichedelia, in un disco pieno di contrasti dove le chitarre vanno a braccetto con i fiati, la presenza di un cantato appena accennato quasi trasforma tutto il disco in un lavoro strumentale.
A Life Show (traccia d’apertura del disco) fa subito comprendere che qui si ha a che fare con musicisti di un certo spessore; il pezzo si apre in un tono sommesso fino a raggiungere un crescendo quasi inimmaginabile in apertura di brano. Sono, invece, i fiati i protagonisti indiscussi della seconda traccia Seed Balls, un pezzo del tutto strumentale dove i Grandmother Safari sembrano quasi trasformasi in una sorta d’orchestra progressive, alla ricerca di una sequenza ritmica perfetta che non contempla il ben che minimo errore.
Sembra quasi appartenere ad un altro tempo Love Geometry sia sotto l’aspetto del sound (i fiati su tutto) che del cantato, in questo brano la voce di Omar Congiu acquista un tono a tratti etereo il quale, diventa un tutt’uno con un comparto musicale che non stecca nemmeno in questa traccia. “Grandmother Safari” si eleva a disco di livello dove non si sfocia mai in un già sentito; è un album circolare che riesce a creare un continuum tra le otto tracce presenti, un lavoro che incastra alla perfezione uno stile datato con uno più fresco e i Grandmother Safari sono i perfetti interpreti di questa (ormai insolita) unione.