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VHS – Dade City Days

In Italia c’è ancora chi riesce a sfornare album nei quali shoegaze e new wave sono i punti focali intorno ai quali ruota tutto. È quello che ha fatto la band italiana dei Dade City Days, appena usciti per la Swiss Dark Nights con l’album VHS.

Nati nel 2013 dall’incontro di Andy Harsh, Gea Birkin e Michele Testi, i Dade City Days mettono su piazza un lavoro che per nulla appartiene al loro presente (anche il nome dell’album ha in sé rimandi ad un’altra epoca); si torna indietro nel tempo, con un sound che ha avuto il suo momento di gloria oltre trent’anni fa, ma che nello stile della band bolognese sembra quasi fresco e mai passato di moda.

Loro più grande pregio è stato quello di attingere a quell’ondata inglese anni ’80 (quella più subdola e oscura), mischiando ad essa uno stile personale (il solo fatto di cantare in italiano può esserne una prova) che a conti fatti si è dimostrato essere il loro vero punto di forza. Ed infatti quello che i Dade City Days hanno creato con “VHS” non è stato semplicemente quello di emulare band storiche di quel panorama musicale –– un nome su tutti possono essere The Jesus and Mary Chain –– ma portare una nuova ondata di vivacità ad un genere che ormai ha già detto tutto.

Se a quanto appena detto, sommiamo il fatto che non qui non si parla né di una band inglese, né di una americana, ma di un trio nostrano, ecco che il valore di VHS cresce ancor di più. “«Occhi cremisi/spasmi di vitalità/nebbia infondimi/solo tranquillità”» è la giusta strofa che apre la title track Jukai, una marcia densa di atmosfera, dove chitarre e synth lavorano insieme in un binomio inscindibile. Meno sgusciante e più incentrata su linee dark è invece Luna Park, traccia che per accostamenti di non colori, almeno in parte ricorda l’influenza che i The Cure hanno tessuto intorno ai Dade City Days.

Davvero da apprezzare i testi: cut-up di parole che in maniera quasi automatica si trasformano in immagini mentre il disco è sul piatto. Una prova ulteriore della bravura della band bolognese che compone e scrive in maniera eccellente, creando un parallelo quasi perfetto tra parole e musica. “VHS” è un viaggio indietro nel tempo, in un universo ormai così lontano, dove i Dade City Days riescono a scavare a fondo nei ricordi di tutti quei nostalgici, che hanno passato le giornate intere ascoltando dischi new wave.

Grazie


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