11927457_546334305524024_878040468397424316_o

Flores – Iacampo

Non per fare i faciloni ma la questione, verrebbe quasi da dire la “vexata quaestio”, è sempre quella lì: pittura toscana vs pittura veneta. Da un lato, l'angolo rosso, i toscani, con la loro linea netta, la prospettiva matematica e la luce, anzi il lucore che tutto avvolge. Dall'altro angolo, quello blu, i veneti, con la linea morbida, le visioni enigmatiche e quella “polverina rosa” che tutt'ammanta. Beh, la medesima questione si ripresenta anche per Iocampo, soprattutto nell'ultimo album Flores, uscito per URTOVOX rec. e The Prisoner rec.

Intendiamoci subito, “Flores” è un gran disco, dove il cantautore veneto (e di dove sennò?!) cesella un suono molto elegante, investendo su un approccio intimo e personale che fa di ogni canzone una sorta di tessera di mosaico, meglio di goccia, per capire/carpire la sua personalità. Ma come lo fa? Lo fa nella maniera più “veneta”, intesa come scuola pittorica, possibile, ovvero utilizzando colori “grassi e saturi”, immergendo i testi in una “polverina rosea” che, solo in apparenza, li rende leggeri e soffici come le carni di una Venere.

La decima traccia dell'album, Due due due è una specie di bluesettino in punta di piedi, molto delicato ma tremendamente efficace anche nella scelta dei vocaboli. Ma mai un emiliano, financo un pesarese per non parlare di un romano, avrebbe interpretato un blues in quel modo. Iacampo lo affronta infatti come un tramonto del Veneto più profondo: allarga i colori, li attenua e li fonde col paesaggio. Non c'è la luce squarciante dei toscani, qui nella terra veneta, almeno prima di Porto Marghera e delle bombe degli americani, era “tutto rosa”.

E questa andatura delicata (che però non trascolora mai nell'acquerello perché è totalmente assente il flaunerismo, anche ipotetico) è ribadita nel violoncello di Biancavela, nello splendido utilizzo di una voce finalmente consapevole e, anche didatticamente, ineccepibile di Ogni giorno ad ogni ora e pure, nelle canzoni “quasi gemelle” di Come una roccia e di Come una goccia. Flores è l'album giusto per un giro in bicicletta in mezzo alla natura, ma non quella selvaggia, bensì quella un po' inquietante e riconoscibile del fiume, del ponte o del laghetto sotto casa. Proprio come, neppure a farlo apposta, ne “La tempesta” di Giorgione.

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

This will close in 30 seconds