Questa non è una classifica. Il 2015 teatrale di Paper Street
Ed eccoci qui al 31 dicembre. Tempo di bilanci, di considerazioni. Com’è andato il 2015? Quest’anno abbiamo deciso di sottrarci alla tentazione della classifica perché per quanto divertente e legittima è un’operazione troppo discriminante, che riduce la bellezza della complessità a una sintesi forzata, ambigua, limitante. Lo stesso meccanismo dei Premi teatrali, d’altronde, quest’anno ha sollevato non poche perplessità, dimostrando la sua fragilità e ribadendo ancora una volta i dubbi diffusi sulla frammentazione geografica della realtà teatrale italiana nonché sulla difficoltà di imbastire un confronto nazionale che sia innanzitutto costante e omogeneamente condiviso. Quali sono gli spettacoli visti? Da chi sono scelti? Secondo quali criteri? Dubbia non è tanto l’autorevolezza dei giurati ma il significato stesso dei premi. Che differenza fa vincerli o non vincerli se non è nemmeno chiaro a cosa rispondano? Importante non dovrebbe essere il risultato ma piuttosto come si arriva a esso.
Per questo ci sembra più ragionevole e onesto non abbozzare alcuna classifica, ma raccontarvi semmai cosa ci muove: le nostre idee, il nostro approccio critico, i nostri intenti, tanto più che dopo 299 tra recensioni, approfondimenti e speciali sui festival, il caso ha voluto che questo fosse proprio il 300° articolo dell’anno, così da chiudere il 2015 con cifra tonda.
Perché d’altronde potremmo anche dirvi, ad esempio, che il Natale in Casa Cupiello di Latella sia stato il momento più alto delle nostre visioni teatrali, che vi abbiamo trovato tutto la tradizione, l’innovazione, l’emozione, il pensiero, la maestria, il fastidio, lo scontro, , che ha dimostrato quanta qualità l’Italia sia in grado produrre, e che ci ha lasciato esterrefatti , anzi, amareggiati notare come lo spettacolo sia nato e morto a Roma; ma a cosa servirebbe? Quante implicazioni, quanti fraintendimenti, quante inutili fazioni per quest’affermazione? E per giungere poi a cosa? Chissà a quanti, per le ragioni più disparate, quel Natale non sarà piaciuto affatto e magari si sentirà di dover ribadire la sua posizione. No, ecco, preferiamo scartarci da questa logica di posizionamento: che la libertà di pensiero, di espressione, di sentimento (da non confondere con il sopravvalutato e abusato concetto di democrazia) garantisca lo splendore della diversità nel rispetto reciproco.
A noi, infatti, piace pensare la nostra attività non come critica teatrale tout court bensì come esercizio critico applicato. Ogni volta tentiamo di sollevare dubbi, stimolare letture, allacciare ponti tra l’accadimento scenico e la vita di tutti i giorni (la Cultura, l’esperienza, ciò che si coltiva e si impara) “utilizzando” lo spettacolo come lente curva attraverso cui guardarci quali persone, esseri umani nel riflesso del nostro sguardo sul mondo. Per questo citiamo poco, per questo limitiamo all’essenziale l’analisi degli aspetti scenici, per questo non raccontiamo gli spettacoli inserendoli all’interno di una cornice strettamente teatrale: c’è chi lo fa già, da più di noi e meglio di noi. Ed è per la stessa ragione che, quando abbiamo modo, vi riportiamo il link ad altri articoli, perché non ci interessa che seguiate noi più di altre testate: competere a chi accumula più clic ci sembra svilente. Da che mondo è mondo la cultura fiorisce proprio quando c’è circolazione di idee diverse: il monopolio, la centralizzazione porta sempre alla stagnazione. E in questi tempi di magra è tanto più evidente.
Dunque il nostro augurio per il 2016 è che si riesca ad allargare sempre di più il confronto (si pensi al prezioso esempio de Il Tamburo di Kattrin), sfruttando l’interattività del web per orientare il lettore anziché fidelizzarlo soltanto, e aggiungiamo anche una proposta: segnalare, ciascuna testata, le esperienze più significative cui di volta in volta assiste con cadenza regolare (bimestrale, ad esempio) , raccogliendo o producendo poi ulteriore materiale critico, così da offrire progressivamente un’informazione più esauriente e diversificata, spronare a recuperare gli spettacoli “persi”, ed arrivare fra l’altro ai premi con un dibattito pregresso più nutrito e condiviso.
Vi ringraziamo per l’attenzione, la curiosità e la sensibilità con cui ci seguite. A nome della redazione di teatro (Elena Cirioni, Sarah Curati, Nicola Delnero, Giacomo Lamborizio, Laura Marano, Manuela Margagliotta, Daniel Montigiani, Adriano Sgobba), buon anno a tutti!