Un'altra edizione del Medimex, il più grande salone d'innovazione musicale italiano, si è conclusa. La Fiera del Levante di Bari, ormai vera e propria casa dell'expo, ha ospitato questa quinta edizione caratterizzata da una crescita in tutti i suoi numeri e da una maggiore presenza di ospiti (e che ospiti!) internazionali. Colpisce subito l'attenzione dei presenti, un ampio spazio dedicato ai vinili. Nella scorsa edizione si parlò molto del ritorno in auge del disco, e i numeri dello scorso anno una crescita dell'80% nel mercato di riferimento abbinati all'alta frequentazione di questo spazio espositivo durante la fiera, non fanno altro che confermare le tesi emerse nella passata edizione.
Ma andiamo per ordine. La prima giornata, aperta da un incontro con i Sud Sound System riservato alle scolaresche, è partita subito con l’ospite più atteso: Brian Eno. Annoverato tra i più grandi pensatori di musica contemporanei, l'artista britannico ha presentato i suoi Light Paintings, un percorso di esplorazione tra pittura e luce, in mostra al Teatro Margherita di Bari fino al 14 novembre. Per arrivare ad essi, Eno ha tracciato un excursus della sua vita, dall'immagine del padre postino che tornava a casa sfinito dal lavoro facendogli pensare che così non si può lavorare, quindi non lavorerò mai. E in effetti non ho mai lavorato!, agli studi d'arte; dalla sua passione per i grossi sederi di Renoir, al caso, componente indispensabile nell'arte. Con il suo tipico humor inglese, Brian ha concesso poco spazio alla sua incredibile carriera musicale per dedicarsi maggiormente alla sua ultima creazione artistica. Un peccato, ma d'altronde il tempo a sua disposizione era esiguo.
Nel primo pomeriggio, è stato molto interessante assistere al panel presentato dalla SIAE dal titolo Autori del cambiamento. Moderato da Federico Ferrazza (direttore di Wired), il dibattito ha visto la partecipazione di Filippo Sugar (presidente designato SIAE), Gaetano Blandini (DG SIAE), Antonio Princigalli (coordinatore Puglia Sounds e Medimex), Manuel Agnelli (leader degli Afterhours), Federica Abbate (autrice per la Universal Music), Roberto Razzini (presidente Federazione Editori Musicali), e Massimo Benini (amministratore IRMA Records). Tra gli interventi più degni di nota c’è stato quello di Sugar, che ha illustrato le nuove iniziative della SIAE rivolte ai cantautori under 31, ossia una tariffa promozionale utile a incentivare gli esercenti a organizzare serate live di giovani autori di inediti. La tariffa, attiva a partire dal primo marzo 2016, sarà di 25 euro + IVA (senza alcuna provvigione SIAE) e applicabile nei pubblici esercizi fino a 200 posti (circoli esclusi) con ingresso gratuito e consumazione non obbligatoria. Il fiducioso Manuel Agnelli ha affermato che la possibilità di cambiamento di SIAE, potrà rappresentare una grande risorsa, così come una facilitazione a livello burocratico sia quanto meno doverosa.
Ma il Medimex non è soltanto parole. Tanti, infatti, gli showcase del pomeriggio alterantisi sul palco dello Stage 4. Aprono le danze Pugliesi nel Mondo Jazz Band, cinque jazzisti pugliesi all’estero provenienti da Argentina, Germania, Messico e USA che si sono incontrati per la prima volta proprio sul palco del Medimex. Seguono i KuTso, fenomeno esploso grazie al secondo posto guadagnato nella scorsa edizione del Festival di Sanremo con il loro brano Elisa. E ancora, il sassofonista salentino Raffaele Casarano, i siciliani Ciauda, il giovane cantautore Federico Cimini, i baresi dalle sonorità mediorientali Radiodervish, il chitarrista molese Francesco Cascarano e il sempre più elegante Gianluca De Rubertis, accompagnato per l'occasione dal suono del suo pianoforte. Ludovico Einaudi ha chiuso il primo pomeriggio targato Medimex. Un uomo del nord innamorato del sud, il compositore si è presentato così nel suo Incontro d’autore, ponendo l’accento sulla sua esperienza di maestro concertatore per la Notte della Taranta di Melpignano (2010 e 2011), sfociata poi in un disco, Taranta Project (2015). Accompagnato sul palco dell'Arena da Ernesto Assante e Pierfrancesco Pacoda, il pianista torinese ha presentato il suo ultimo lavoro, Elements, e illustrato le influenze artistiche (Kandinskij e Calvino) alla base delle sue opere. Infine, Einaudi ha deliziato il pubblico con una breve esibizione al pianoforte.
La serata, invece, è stata interamente dedicata ai concerti, con ben sette esibizioni in poco più di tre ore. Antonio Pascuzzo ha aperto le danze con il suo stile gipsy che contraddistingue il suo debutto da solista Pascouche, bizzarra crasi fra il suo nome e lo stile manouche. Altri protagonisti della sera, i Bari Jungle Brothers, con il loro baresismo sfrenato in rima; Jack Nkanga, musicista cosmopolita e al tempo stesso continuatore del Konono, la musica tradizionale dei Bazombo, gruppo etnico dell'Angola, la sua terra natale; Joycut, band di origini lucane e definiti come esponenti del rock sincretico suburbano prima, ecowave dopo; e il raffinato progetto pop-rock di La Scapigliatura, vincitori della Targa Tenco 2015 per la Migliore Opera Prima.
Le vere protagoniste, però, sono due donne: Hindi Zahra e Natalie Imbruglia. Considerata la Patti Smith del deserto, la cantante marocchina ha spaziato dal flamenco alle sonorità blues, marchi di fabbrica dei suoi due lavori, Handmade (2010), e Homeland (2015). Una performance che ha appassionato gli spettatori anche grazie alle sinuose movenze dell'artista. Appena passate le 23 è il turno della cantante australiana, che ha alternato i successi che l’hanno portata a scalare le classifiche mondiali nel corso della sua ormai ventennale carriera discografica, ai brani del suo ultimo album di cover, Male (2015). A giudicare dal numero e dalla partecipazione dei presenti, era l'evento più atteso da un pubblico che le ha anche perdonato una discutibilissima versione country di Friday I'm in Love dei Cure.