experimenter

Experimenter -Michael Almereyda

Yale University, 1961. Stanley Milgram (Peter Sarsgaard) progetta un esperimento di psicologia sociale, in cui delle persone pensano di erogare scosse elettriche, via via più potenti, a un affabile estraneo (Jim Gaffigan) legato su una sedia in un’altra stanza. Ai soggetti viene detto che è un esperimento sulla memoria, ma in realtà si tratta di libertà di coscienza e di libero arbitrio. Milgram sta cercando di spiegare i fatti dell’Olocausto, testando la tendenza della gente a rispettare l’autorità.

In ciò Milgram è supportato da Sasha (Winona Ryder), una ex ballerina che vive a New York e che diventerà sua moglie, e da un intero team a sua disposizione. I risultati sono preoccupanti: il 65 per cento dei soggetti di Milgram continua a erogare shock che possono essere fatali, obbedendo ai comandi di persone rivestite di una certa autorità.

Le sue scoperte sull’obbedienza sono riportate successivamente sul New York Times, dove viene accusato di essere ingannevole, un mostro manipolativo, e da quel momento tutti i suoi rivoluzionari studi sperimentali sull’obbedienza minacciano di passare in secondo piano su tutto il resto. Arriverà anche nel circuito dei talk-show, vedendo i suoi esperimenti distorti in The Level Decimo, una fiction TV. Le intuizioni dello studioso sul comportamento umano, sulle strutture sociali, pongono migliaia di interrogativi, tra cui “Cosa faresti se…”, che diventa un importante quesito in tutto il film e non soltanto negli studi reali di Milgram. Il lavoro di Milgram e il suo spirito creativo continuano ancora oggi ad essere struggenti e fonte di ispirazione per molti.

Il tono dato a Experimenter risulta comunque celebrativo, anche attraverso un uso audace del voice over e delle retroproiezioni in bianco e nero, che fanno molto cinema classico anni Cinquanta e che rendono il tutto originale e misterioso, creando una sorta di interazione con lo spettatore. Il regista Almereyda traccia un biopic molto fedele, sia sulla vita privata del personaggio sia sulla questione scientifica. La prima parte dedicata al famoso esperimento di Yale riproduce quasi perfettamente gli spazi angusti e claustrofobici di una società dominata dal controllo, tanto da sembrare un thriller complottistico. Dopo un inizio affascinante diventa ben presto quasi una lezione universitaria. Il risultato finale funziona abbastanza poco come opera cinematografica, forse resta più che sufficiente per divulgare e illustrare una teoria, anche per chi non conoscesse nulla su questo tipo di studi.

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