Arrivederci Maestro
Se ne è andato Morando Morandini
Se ne è andato la notte del 17 ottobre 2015, in un ospedale di Milano, a 91 anni il critico cinematografico Morando Morandini. Il cinema italiano, la cultura del nostro paese nel senso più ampio e largo, perde una figura grande e decisiva. Decano della critica cinematografica, storico quotidianista con una lunghissima carriera spesa tra La notte e Il giorno, Morando Morandini sarà sempre legato per i cinefili e tutti gli appassionati o anche solo curiosi di cinema, al suo bellissimo Dizionario del cinema, raccolta e guida al cinema mondiale di insuperata intelligenza e puntualità, curato e ideato in famiglia, con la moglie Laura e la figlia Luisa. Famiglia di cinema la sua, visto che l’altra figlia Lia è oggi una delle più apprezzate costumiste del cinema italiano.
Con lui, per chi scrive e per generazioni di critici appassionati e cinefili, se ne va un maestro. Parola abusata forse, ma che in questo caso spendiamo con commosso affetto e imperitura gratitudine. Alla Statale di Milano Morandini ha tenuto per anni un Laboratorio di critica cinematografica seguito e apprezzato. Personalmente ho avuto la fortuna di seguire le sue lezioni, l’ultimo anno in cui ha tenuto il corso: in quelle poche ore Morandini lasciava ai suoi giovani studenti insegnamenti che andavano ben oltre la teoria e la pratica della critica. Il critico è forse mestiere ingrato, visto spesso come quello di un giudice arrogante, di una maestrina con la penna rossa. L’uomo che inventò le stellette per sintetizzare i giudizi insegnava soprattutto a non dimenticare mai come il film non fosse un’entità astratta e slegata dalla realtà, invitava all’impegno e a guardare oltre, a essere critici – cioè a sapere interpretare e decifrare – nella vita, prima che nella sala buia.
Morandini ci ha lasciato la consapevolezza che i film parlano alla nostra vita quotidiana, che farli, vederli, consigliarli sono gesti con il loro peso sociale e politico. Raccontava orgoglioso di quando fu l’unico a difendere Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, in una conferenza stampa in cui il geniale regista americano veniva fatto a pezzi dai critici per la violenza e il nichilismo di cui accusavano il suo capolavoro. Non parlava solo di cinema, si indignava e impegnava e ci insegnava a guardarci intorno, a notare le storture e le retoriche fallaci in cui siamo immersi. E schiacciando play sul telecomando ci portava a scoprire momenti piccoli e significativi, cinema che aveva amato e che difficilmente avremmo ritrovato da soli, cortometraggi, opere giovanili, piccoli saggi di animazione.
Salutiamo commossi Morando Morandini oggi nella consapevolezza che non lo dimenticheremo, e che la sua carriera e la sua vita saranno sempre un esempio di intelligenza critica e umana. Continueremo a sfogliare il suo dizionario, certi che nelle poche righe di una recensione troveremo sempre un riflesso, una limpida, sintetica e acuta visione alternativa e nascosta, uno specchio in cui potremo rivederci, scoprire qualcosa di nuovo sul mondo che ci circonda, sentire ancora una volta la voce di Morando, impegnata e partecipe, partigiana sempre e mai gratuitamente giudicante.
Questa è una breve intervista che Morandini ci rilasciò qualche anno fa, a noi giovanissimi aspiranti critici in una Mostra del Cinema di Venezia, una delle prime per noi, l’ultima per lui.