La corte – Christian Vincent
Commedia francese piacevole ma per lo più prosaica e lineare, La corte (L'Hermine) si presenta al Festival del Cinema di Venezia senza entusiasmare troppo la platea nonostante una buona interpretazione degli attori Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen, composti nei loro sentimenti ed eleganti nel loro incedere.
La storia si svolge a Parigi, dove vive il Presidente della Corte d'Assise, Xavier Racine, uomo soprannominato il presidente dalla doppia cifra per le sue esemplari condanne non inferiori a dieci anni, che un giorno ritrova Birgit Lorensen- Coteret, infermiera che a suo tempo lo aveva assistito in ospedale dopo un'operazione e della quale era da sempre innamorato. L'incontro avviene in occasione di un processo per un'accusa di omicidio, nel corso del quale la donna è stata chiamata a far parte della giuria popolare insieme ad un altro gruppo di persone, con i quali inevitabilmente si instaura fin da subito uno scambio di pareri sulla vicenda sottoposta al loro giudizio.
Il personaggio di Racine, serioso e concentrato sul suo lavoro, temuto ed ossequiato nella cerchia degli avvocati in virtù della posizione da lui ricoperta, puntuale ed ineccepibile in tutti i suoi impegni, subirà una progressiva evoluzione percepibile sin da subito quando i suoi occhi incroceranno quelli della donna amata nel momento in cui viene chiamata a presentarsi al tavolo dei giurati. Non vi sono nel film le classiche scene di trasporto e passione che ci si potrebbe aspettare; l'amore tra i due resta, per così dire, platonico ai nostri occhi, senza di fatto esserci una prova reale della loro relazione. Solo le parole di lui riecheggiano nella scena come vere e proprie dichiarazioni di un amore, forte, onesto e sincero, sempre però espresso in modo contenuto e tendenzialmente schivo. Non si comprende nemmeno quale sia il reale sentimento della donna nei suoi confronti dato che non si esprime mai apertamente e, anzi, sembra quasi voler mantenere un certo distacco evitando di rispondere direttamente agli eleganti apprezzamenti di lui.
Il personaggio del presidente della Corte è ben costruito, mostrandosi nelle sue diverse sfaccettature; da uomo autorevole e indaffarato a persona innamorata ed indifesa di fronte a un sentimento così profondo, ma anche buffo e a tratti umoristico, in grado di suscitare una certa ilarità tra il pubblico presente in sala. Nel corso del film vediamo dunque un Racine sempre meno imbrigliato dentro rigidi formalismi e maggiormente esposto alle incertezze tipiche di chi prova un sentimento intenso e genuino con la paura di essere respinto. A ben vedere dunque la trama si presenta molto elementare, forse addirittura banale, non dovendo essere compresa dallo spettatore quanto più semplicemente assaporata nella sua semplicità.