«West Monroe it's the place you've been hoping to find» (West Monroe è il posto che speravi di trovare): così dice il sito dell'amministrazione della piccola comunità nella Louisiana settentrionale. E dopo aver visto l'ultimo film di Roberto Minervini, Louisiana (The Other Side), in quei luoghi ci siamo stati, li abbiamo visti veramente, ma la sensazione è quella di aver vissuto un sogno doloroso, la speranza è che West Monroe non esista, che sia solo finzione. Invece no, perché c’è scritto nei titoli di testa, Louisiana è un film documentario.
Roberto Minervini, classe 1970, marchigiano che vive da anni negli Stati Uniti con Denise Ping Lee, sua compagna che lo affianca anche nell’ideazione dei film, torna a Cannes due anni dopo Stop The Pounding Heart e continua a raccontare la periferia dell'impero, l'America nascosta, la culla degli scarti umani, individui in bilico tra l’essere persone e personaggi. Entra nelle baracche buie, si ferma accanto ai divani in cui si fa l'amore, calpesta i boschi umidi, guarda vivere un’umanità dimenticata che si affida alla metanfetamina. Sta vicino a Mark e Lisa, una coppia di tossici, ai veterani alcolizzati, alle mamme strafatte accompagnate da figli taciturni. Tutti odiano Obama, pensano che non abbia fatto nulla per loro. Tutti sono costantemente annientati dalla droga.
Louisiana (The Other Side) non è un film di denuncia, non provoca il ribrezzo sollecitato da certi servizi giornalistici che vogliono per forza scioccare mostrando lo schifo; è il frutto di un'osservazione rispettosa, di un’intrusione gentile, di fiducie che il regista ha saputo costruire nel tempo. La macchina da presa resta accesa anche nei momenti più scomodi, durante i minuti più intimi e disperati; è attenta ai dettagli, ma ai denti rovinati dall'amfetamina preferisce gli incastri affettuosi degli arti, al degrado suburbano preferisce gli occhi azzurri di Jim, reduce che beve per dimenticare l'inferno. La fotografia di Diego Romero Suarez-Llanos lascia i protagonisti nelle loro penombre, sfrutta i tramonti e le albe per ritrarre la Louisiana, illumina ombre, corpi e profili con la luce calda.
Gli Stati Uniti che hanno paura della paura, patria di uomini arrabbiati, bianchi e poveri, di gruppi paramilitari alla feroce ricerca di bersagli a cui sparare: è qui che arriva l’esplorazione di Minervini. Lo sguardo indietreggia un po’, ma resta all'ascolto di questo altro lato in cui nessun giudizio è stato gridato, nessun'anima compatita.