In una Francia bucolica fatta di mercati, piazze e riunioni cittadine la famiglia Bélier si destreggia nella moltitudine di impegni e consegne legate al lavoro di agricoltori nella loro caotica e graziosa fattoria/azienda. Un mondo a se stante che comunica con l’esterno grazie alla giovane ma energica Paula Bélier (Louane Emera), unico membro della famiglia a non essere sordo. È Paula infatti a essere voce e interprete della sua famiglia, dal medico al sindaco, e lo fa barcamenandosi tra lavoro e scuola. La sua vita, però, prenderà una piega inaspettata non appena il professore di canto Fabien Thomasson (il bohémien Eric Elmosnino) riuscirà a tirarle fuori la sua vera voce, una voce che Paula aveva sempre tenuto nascosta e utilizzata principalmente come tramite tra la sua famiglia e il mondo esterno. Thomasson cercherà in tutti i modi di persuadere Paula a partecipare alla selezione di giovani talenti indetta da Radio France a Parigi, anche se questo significherà abbandonare la propria famiglia ad un destino di “incomunicabilità”.
Eric Lartigau – già regista di un episodio del film collettivo Gli Infedeli – dirige una commedia universale, fresca e irriverente in cui emergono i soliti temi: la ricerca della propria identità, l’amore, una famiglia ingombrante, le passioni; il tutto visto sotto una chiave atipica, quella della sordità che diventa elemento di novità ma anche pretesto per gag esilaranti e momenti di riflessione. A rendere il film ancora più avvincente è sicuramente una sceneggiatura brillante e strutturata e l’utilizzo di un cast ben amalgamato ed eccellente a partire dalla giovane protagonista Louane Emera – ex concorrente dell’edizione francese di The Voice – che con il suo viso così spontaneo e immediato riesce ad incarnare perfettamente il dissidio interiore proprio degli adolescenti pieni di dubbi che stanno ancora cercando il loro posto nel mondo. Tutti gli attori riescono a trasmettere autenticità e genuinità, soprattutto Karin Viard e Francoise Damiens che interpretano rispettivamente madre e padre di Paula, a loro agio nel rappresentare senza enfasi o pesantezza l’handicap della sordità che diventa quasi un tratto distintivo della famiglia e, a volte, porta Paula a sentirsi un’estranea in casa sua.
Nonostante il clamoroso successo in Francia che ha permesso a Louane Emera di vincere il premio Cesar 2015 come miglior promessa femminile, il film ha destato non poche critiche, essendo accusato di fornire una rappresentazione non veritiera del mondo e dell’identità della comunità sorda.
Il film è arricchito da una colonna sonora ricercata e mai banale, in cui spiccano due brani del noto chanteur parigino Michel Sardou: Je vole e Maladie d’amour che diventano colonna portante del film e traduzione dei sentimenti di Paula. In particolare Je vole diventa un malinconico inno al futuro e ad una vita che non aspetta altro che di essere vissuta.