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The Salvation – Kristian Levring

Non c’è niente da fare, il western è un po’ come il rock: ogni anno se ne celebra la morte, ma lui torna sempre prepotentemente in scena. Sono passati più di cento anni da quel The Great Train Robbery di Edwin S. Porter; di lì in poi c’è stato il grande periodo della Hollywood classica colonizzata dai due John, Ford e Wayne; ci sono stati i grandi capolavori come Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann o I magnifici sette di John Sturges; gli Spaghetti-Western; c’è stato chi ha tentato di decostruire il genere come Robert Altman nei Compari, e chi ha tentato di decostruire la sua immagine come Clint Eastwood in Gli spietati. Lo scorso decennio abbiamo assistito ai grandi e più o meno riusciti remake (Quel treno per Yuma, Il Grinta) e a perle come Django di Quentin Tarantino.

Un tema, questo, che andrebbe approfondito in un’enciclopedia di almeno dieci volumi, quindi perdonate l’estrema sintesi. Fatto sta che anche la Danimarca ha messo le mani sul genere con The Salvation, diretto da una dei fondatori di Dogma 95 Kristian Levring e scritto dallo sceneggiatore che sembra aver monopolizzato tutte le grandi produzioni danesi Anders Thomas Jensen. La pellicola, seconda proiezione danese del Nordic Film Fest, annovera nel suo cast la star internazionale Mads Mikkelsen (Il sospetto), la giunonica Eva Green e l’ex gloria del Manchester United, ormai attore a tempo pieno, Eric Cantona.

Siamo in America (ovviamente) nel 1870. Jon (Mikkelsen) uccide l’uomo che aveva brutalmente eliminato la sua famiglia scatenando l’ira del noto capobanda, nonché fratello della vittima, Delarue (Jeffrey Dean Morgan). Tradito dalla sua stessa comunità, il protagonista, da pacifico e rispettabile pioniere, si trasforma in cacciatore vendicativo per cercare di uccidere i banditi e ripulire la cittadina dalla sporcizia della criminalità.

Come si può intuire la sceneggiatura non è il pezzo forte del film. Si punta su un ritmo elevato dettato dal montaggio e soprattutto sul già citato cast. Ma deludiamo subito le aspettative dei fan. Mikkelsen, ben lontano dalla figura di Wayne o Eastwood, è il tipico miracolato incapace di morire e pronto a sterminare da solo un intero esercito; ricorda il personaggio da lui interpretato nell’epico Valhalla Rising, ma questo è un altro genere. Eva Green è muta, ha le labbra sfregiate ed è sempre casta (!), a parte qualche brevissimo passaggio inevitabile quando c’è lei di mezzo in un film. Eric Cantona ha una particina insignificante che comprende due battute, una però è memorabile ed è rivolta, ovviamente, all’attrice francese.

Levring, in conclusione, crea un western-noir dall’elevato contenuto di azione ed edificato sul cliché. Il risultato? Un film per “fanzinari” preparato ad hoc per il mercato hollywoodiano. Dogma è solo un vecchio ricordo. Mica scemo.

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