Dopo essere stato in concorso con In the Fog Loznitsa continua il lavoro incessante di studio della sua terra con un documentario legato a un’urgenza. Con Maidan ci racconta attraverso immagini e parole la rivolta popolare di Kiev contro il filorusso Janukovyč tra il novembre del 2013 e il marzo del 2014. Un autore come Loznitsa ha sempre cercato di dissotterrare molte delle espressioni peggiori della corruzione che hanno pervaso i regimi comunisti (e post) dell’est europa. Viene naturale dunque per lui seguire anche l’ultima figura così autoritaria in ordine di tempo. In Maidan il protagonista in fondo è Putin anche se esso non si vede mai. Il film non è nient’altro che una finestra aperta, uno squarcio su cui vedere una piazza (e una nazione) nel caos, quasi in presa diretta.
Un oggettività estremamente lucida ma che non diventa fredda, anzi. Loznitsa si limita a rappresentare, sceglie il punto di vista più oggettivo possibile in una situazione storica così delicata. Dalla rivendicazione della propria esistenza e resistenza culturale, al populismo. Loznitsa ha il coraggio di mostrare la piazza con i suoi morti e feriti, una visione che può sembrare distante e semplicista quando tutti quei manifestanti sembrano un gregge senza nessuna idea a portarli in strada. In realtà pensandoci bene nemmeno noi siamo così distanti, anzi è possibile che addirittura ci manchi anche quel pizzico di coscienza che ci porta in piazza.
Il quadro che ne esce nel finale, forse, è ancora più polimorfo e stratificato. Probabilmente bisogna provare tale sconvolgimenti storici per ritrovare quella coscienza, forse solamente durante la guerra l’abbiamo provata. E così per farci riflettere Loznitsa prova ad allontanarsi, con campi sempre più lunghi ci lascia soli, ci chiede di pensarci, non tanto a quelle stesse proteste, ma al nostro bassissimo livello di partecipazione alla cosa pubblica. Maidan è un atto oltre ad un luogo che dobbiamo ancora conoscere; e forse anche Loznitsa stesso. Film estremamente lucido e intenso, da interiorizzare e meditare per comprender(ci) tutti. Il muro non c’è più, ma non era poi così lontano.