No, non stiamo parlando della celebre telenovela spagnola che allieta i monotoni pomeriggi delle nonne italiane. Il segreto è un documentario del 2013 di due street artist di Napoli, ed è proprio Napoli, con i suoi colori, le sue contraddizioni e le sue tradizioni, ad essere al centro di questo surreale racconto urbano.
Siamo a Napoli e per la notte di Sant’Antonio Abate, il 17 Gennaio, in Campania è costume accendere grandi falò in strada dopo una questua per raccogliere legna e suppellettili da bruciare. La videocamera, quasi invisibile, segue un gruppo di ragazzi impegnati nell’indaffarata ricerca di alberi dismessi da utilizzare per il fuoco. I giovani sembrano non fare troppo caso all'occhio indagatore della cinepresa e si mostrano senza tante remore o timori, anche quando vengono fuori le discussioni, l’arroganza con cui si atteggiano con gli altri e l’ineffabile e confuso spettro della mafia che si aggira indisturbato tra i vicoli di una città complessa ma estremamente viva come Napoli.
I due registi cyop & kaf sono anche, anzi, principalmente, due writer attivi a Napoli, in particolare nei Quartieri Spagnoli dove hanno cominciato, già da alcuni anni, a decorarne gli scenari urbani. Anche per questa loro vicinanza e familiarità con i luoghi ripresi nel documentario, il duo è stato in grado di rendere con estrema verità e naturalezza gli accadimenti.
A rendere forte e potente il documentario, presentato al trentunesimo Torino Film Festival e nominato ai David di Donatello del 2014 come miglior documentario, è il pieno coinvolgimento con cui i ragazzi di strada ripetono annualmente questo rito, questo gioco avventuroso che si tramanda di generazione in generazione, come un punto di riferimento e di aggregazione collettiva che li fa sentire un gruppo coeso e indistruttibile.
Fino all'ultimo non si ha la certezza e non si coglie appieno il significato di questo atto segreto, di questa missione - come dicono i registi - che i giovani si ostinano a compiere, solo nella parte finale si ha consapevolezza di ciò che sta accadendo. Il falò appare come un'epifania davanti agli occhi di questi scugnizzi di vita che si agitano e si muovono, che schiamazzano e portano le braccia al cielo, come se tutto quello che li circonda fosse altro da loro, altro dal loro mondo fatto di difficoltà e disagio ma anche di una rara ed estatica vitalità che appartiene a chi ancora non si è lasciato sopraffare dall'esistenza.