Zanetti Story – Carlo A. Sigon, Simone Scafidi
La normalità, solitamente, ha sempre un coefficiente di attrazione molto basso, soprattutto nel calcio. In quello di oggi ancor di più, perché piacciono le esasperazioni, gli eccessi e “i colpi di testa”. Javier Zanetti è esattamente l'opposto di tutto questo, ma questa sua contagiosa e straordinaria normalità è il fulcro di tutto il docu-film, scritto e diretto da Simone Scafidi e Carlo A. Sigon, che in poco meno di una partita di calcio (80 minuti) ci svelano le fatiche di un ragazzo argentino, partito col consegnare latte alle 5 di mattina e arrivato fino alla Coppa Intercontinentale. Cose che succedono, ma non per caso.
Un percorso di testimonianze e ricordi che ha visto i registi impegnati per circa tre anni e con il lavoro pronto prima ancora che lo storico capitano dell’Inter si ritirasse. Da Roberto Baggio a Fiorello, passando per Lionel Messi, Giuseppe Bergomi, Sandro Mazzola e altri amici, fieri di averlo avuto come capitano, giocatore o avversario.
Scopriamo che c’è stato anche il rischio che Zanetti non diventasse mai un calciatore. Tornando indietro alle parole del padre, Rodolfo Ignacio Zanetti, che racconta come il giovanissimo Javier, del calcio, non volle saperne più nulla quando lo scartarono dall'Independiente perché troppo gracile e magrolino. Sì, lui che a distanza di anni ha acquisito una muscolatura scultorea, degna di una statua greca e che di soprannome fa tutt'ora El Tractor, il trattore. Simbolo non casuale della sua forza, dalla sua costanza e della capacità di saltare gli avversari senza quasi dribblarli, procedendo imperterrito.
Pupi, soprannome acquisito quando militava nel Talleres che ora è anche il nome della sua fondazione per i bambini argentini è soprattutto un giocatore di testa ed emblema dell’umiltà. Quello che arriva come “giocatore in più” insieme a quello che fenomeno poi non si è rivelato, ossia Rambert. E poi te lo ritrovi «capitano silenzioso», come dice Mourinho con gli occhi lucidi, ad alzare una - fatemela chiamare ancora così - Coppa dei Campioni. Dietro a un grande uomo, in questo caso, c'è una grande donna: spicca nel documentario l’importanza della moglie Paula de La Fuente, conosciuta quando lei aveva solo 14 anni. Figura fondamentale ma mai invasiva, che lo ha supportato nei momenti difficili: come quando l’Inter non sarebbe potuta più essere casa sua. Lui che ne era il Capitano.
Al di fuori di tutto questo, vi è un personaggio narrante nel film: un fantomatico scrittore di nome Albino Guaròn, che racconta questo solco di vita calcistica - e che con una buona dose di fantasia cinematografica -incrocerà la vita del giovane Javier Zanetti. Solo alla fine di questo film si realizza che Zanetti ha realmente lasciato il calcio: perché per ogni appassionato, lui c'è sempre, che sia un derby, un'amichevole o la formazione del Fantacalcio. Difficile abituarsi alla normalità. Difficile trovare altri Zanetti, anzi, impossibile.