Dal 1900 al 1945. 45 anni di documenti, raccolti con certosina scientificità, che raccontano la vita di Heinrich Himmler, stretto collaboratore di Adolf Hitler, tra i maggiori responsabili della parabola dell'orrore che portò alla morte di milioni di ebrei. Attraverso centinaia di lettere private, documenti, diari e fotografie scorriamo in 90 minuti densi di contenuti, le sue origini, la sua famiglia, i rapporti con la moglie, la figlia, il figlio adottivo, i genitori, l'amante e alcuni suoi colleghi. Seguiamo l'evolversi degli eventi tragici, dall'affermazione di Hitler allo scoppio della Seconda guerra mondiale, dalla deportazione degli ebrei fino alla soluzione finale e la fine della guerra. Una brillante carriera come Comandante della Polizia, delle forze di sicurezza e Ministro dell’Interno, tra le fatiche della famiglia e del lavoro.
L'uomo per bene è un film prezioso. Creato da Vanessa Lapa, regista belga di origini ebree, attraverso uno studio scientifico, faticoso e instancabile, durato otto anni, porta alla luce l'intimo pensiero di Himmler, che emerge senza filtri e con straordinaria genuinità dalle lettere private del padre, marito e comandante nazista. Scopriamo così gli affetti di un padre attento, di un marito premuroso, e di un amante sdolcinato. Scopriamo le sue tenere attenzioni verso la famiglia, i nomignoli che utilizzava rivolgendosi ai propri cari e la sua fatica per il lavoro che lo impegnava molto. “L’uomo per bene” finisce qui, nel comportamento naturale nelle relazione d’affetto. Dietro a questa umanità per bene si rivela il mostruoso pensiero che lo animava, fin dalla giovinezza. Un pensiero che stride, sconvolge, confonde. E che si accompagna con la normalità.
Fin da giovane, Himmler esprime preoccupazione per la modernità, per le donne che non vogliono più essere madri, per i giovani privi di disciplina. In Università si schiera con il Circolo nazionalista, e comincia a vaneggiare sul primato della razza nordica, geneticamente pura. Parlando del mondo, non può che constatare come gli umani siano destinati ad essere in conflitto con i sub-umani, all'apparenza uguali agli umani, ma di fatto inferiori agli animali. Una mente sana e al tempo follemente malata.
Ciò che sconvolge è come l’ideologia nazista non sembri frutto di un dolore psichico quanto piuttosto di una ragionevole (da un certo punto di vista) riflessione di vita, espressione di un'educazione tradizionalista, coerente, disciplinata, e di un sentire quasi comune. Che diviene prima cultura pubblica, e poi fede. E attorno al male assoluto, la famiglia si preoccupa più che altro per il troppo lavoro, per la lontananza, o si permette di raccontare con entusiasmo la vivace visita al campo di Dachau, tra orti, colorati dipinti dei detenuti e grandi abbuffate.
Non si può fare a meno di riflettere sulle origini del male e di lasciare spazio al dubbio, ogni volta che assistiamo alla difesa del vero assoluto (che sia una religione, un ideale, un concetto) o alla santificazione pubblica dell'eroe (che apre la strada al consenso degenerativo). Alcuni eventi contemporanei (le manifestazioni per Charlie, i convegni sulla famiglia o le polemiche sul riscatto per le volontarie in Siria) sono il primo banco di prova. I pericoli delle verità assolute non sono poi così lontane nel tempo.