John Huston
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Se il cinema americano ha potuto mai riconoscersi nella figura di un patriarca, questo è successo con John Huston. Basta guardare qualche foto o filmato che lo ritrae: imponente, solenne, maestoso. Eppure beffardo, giocoso, sfuggente. Irrequieto come nessun altro. Hemingwayano nel senso pieno del termine. Per Huston l’esistenza è stata una lunga, appassionante avventura. Collezionista di mogli, mestieri e scommesse, con il suo cinema ha toccato i territori più disparati, dal kolossal biblico alla spy-story. Sue sono alcune tra le più riuscite trasposizioni in celluloide di grandi capolavori della letteratura, da Melville, Kipling, Joyce: Moby Dick, L’uomo che volle farsi re, The Dead Gente di Dublino. Suoi sono i due film che hanno codificato con maggiore rigore i canoni stilistici del genere noir: Il mistero del falco e Giungla d’asfalto.
Sua è la scoperta e la valorizzazione di Marilyn Monroe, regalata all’immortalità insieme a Clark Gable e Montgomery Clift con Gli spostati. Suoi sono tantissimi film obliqui ed insoliti, anarchicamente audaci: La notte dell’iguana, L’uomo dei 7 capestri, Riflessi in un occhio d’oro, Sotto il vulcano, Wise Blood. Suo è un capolavoro che avrebbe ispirato intere generazioni di cineasti: Il tesoro della Sierra Madre. Sua è la magnifica interpretazione di Noè nella Bibbia di Dino de Laurentis. Patriarca che custodisce dentro la sua arca/cinema il campionario totale di ogni possibile, o solo pensabile, idea di esistenza.