Jean-Pierre Melville
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
È’ stato definito il più americano dei cineasti francesi. Con il suo cinema ha ridefinito in Europa i contorni di un genere, il noir, che i grandi capolavori americani di Huston e Wilder avevano codificato, traducendolo nel polar. Il suo stile sobrio, ricercato, impregnato di un personalissimo senso estetico (esaltato nei suoi film più grandi dalla magnifica fotografia di Henry Decae) ha influenzato l’intera generazione della Nouvelle Vague. In tempi più recenti registi come John Woo, Jim Jarmusch, Quentin Tarantino e Michael Mann lo hanno omaggiato con le loro opere, dichiarando amore incondizionato per i suoi film.
Jean-Pierre Melville ha scritto un capitolo fondamentale della settima arte muovendosi, da autodidatta, dentro un'aura di ostentato isolamento, se non di totale clandestinità. Lo stesso cognome Melville non è che un nome di battaglia e di copertura, scelto durante la Resistenza, in onore del suo autore letterario preferito.
Tra i titoli imprescindibili, nella sua non sterminata filmografia, non si possono non citare l'importante esordio del 1949 di Il silenzio del Mare (ripreso da Takeshi Kitano nel 1991) e capisaldi assoluti come Bob il giocatore, Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide!, Frank Costello faccia d'angelo e I senza nome. A chi gli chiedeva se approvasse la definizione che alcuni davano di lui di amateur, dilettante, rispondeva: «Nella migliore accezione del termine, sì».