Guy Ritchie
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Si parla tanto di cinema postmoderno, una categoria critica molto labile e un contenitore che finisce spesso per accogliere opere diversissime, accomunate sostanzialmente dall’essere state prodotte negli ultimi vent’anni. Se c’è un autore da cui non si può prescindere nel descrivere la contemporaneità cinematografica post-Tarantino, questi è Guy Ritchie. Inglese classe 1968, cacciato da scuola a quindici anni, natural born director. Fa il suo esordio nel 1998 con Lock & Stock ed è uno di quegli esordi indie che non passano inosservati. Subito acclamato campione del tarantinismo, mette in realtà tanto di sé e tanto di una Londra periferica e criminale in questo gangster movie atipico, che corre con un ritmo indiavolato intorno a una banda di outsider fatti fessi da un boss spietato, in una corsa contro il tempo per racimolare una fortuna e salvare la pelle. Ritmo e humour, trame tentacolari e casting straordinari (Jason Statham, oltre a Vinnie Jones dai campi della premiership ai ruoli da duro al cinema, che intuizione!), tanta ottima musica, una babele di lingue e gerghi dei bassifondi. La formula funziona e nel 2000 arriva la consacrazione coi soldi di Hollywood, con Brad Pitt e Benicio del Toro, in The Snatch, che resta forse il suo titolo più amato.
Guy sposa Madonna e in Italia diventa il marito di, costantemente ignorato o irriso dalla critica, poco considerato dai distributori, oggetto negli anni 00 di culto da iniziati (che gli perdonano anche la direzione della moglie nell’orrido remake di Travolti da un insolito destino della Wertmuller). Dopo l’affascinante e cupo Revolver (ancora con l’attore feticcio Jason Statham protagonista) e il ritorno alla mala londinese con il trascurato gioiello Rocknrolla la consacrazione di pubblico arriva nel 2009, grazie a Sherlock Holmes. Ritchie, anche se per la prima volta non controlla la sceneggiatura, firma una rivisitazione pop e a tutta azione del mito britannico. A oggi è uno dei migliori tecnici della macchina da presa, un talento visionario e i suoi film assomigliano molto a quello che speriamo sia il cinema d’azione del terzo millennio.